Dalla California al Politecnico il primo “cervellone” d’Europa

Il CRC-102A

Il primo calcolatore elettronico numerico universitario d’Europa arrivò nel 1954 al Politecnico di Milano. Questa è la storia del CRC-102A e del suo “progettista” Luigi Dadda. 

Era il 1951 e l’allora Rettore, Gino Cassinis, ordinò, con i fondi del piano Marshall (ERP – Euopean Recovery Program), alla casa di produzione californiana Computer Research Corporation un calcolatore elettronico numerico a programma registrato. Ma fu Luigi Dadda, rettore dal 1972 al 1984, a portarlo via nave dall’America al Politecnico, grazie ad una assegnazione di 135.000 dollari.  

Dadda raccontò di essere stato coinvolto sin da subito nella scelta del calcolatore più adatto, anche grazie alle conoscenze acquisite in luogo, avendo lui, tra l’altro, trascorso due anni presso il California Institute of Technology – CalTech. La scelta non era facile dal punto di vista tecnico; oltretutto, il nostro non era così sicuro che gli americani lo avrebbero venduto a un’università, perché il piano Marshall aveva come obiettivo l’industria… Cassinis rassicurò Dadda su questo: il Politecnico lo avrebbe utilizzato anche per applicazioni in campo industriale. 

Una pubblicità della Computer Research Corporation (1953). 

Dadda si recò allo stabilimento situato appena a sud di Inglewood, l’aeroporto di Los Angeles, e definì nei minimi dettagli la macchina, anche perché doveva conoscerla perfettamente dal momento che la responsabilità del trasporto sarebbe stata sua una volta caricata sulla nave. Frequentò un corso di formazione di tre mesi, con altri due colleghi: un ufficiale della US Navy ed un ufficiale della Royal Canadian Air Force. 

Il calcolatore scelto “utilizzava numeri in binario puro, con memoria a tamburo magnetico di 1024 (210) parole di 42 bit, con istruzioni a 3 indirizzi, con una memoria ausiliaria a nastro magnetico. L’entrata e l’uscita dei dati era prevista attraverso macchine a schede perforate IBM. Questa soluzione fu da noi scartata per ragioni di costo (il costo delle macchine a schede superava quella del calcolatore vero e proprio). Adottammo una telescrivente speciale (Flexowriter) dotata di lettore e perforatore di nastro (a 7 bit) operante a 10 caratteri/sec”, scriveva Dadda. 

“La macchina venne completata e collaudata nei tempi previsti e, ai primi di settembre, la accompagnai nel porto di Long Beach alla nave (una vecchia “Liberty”) destinata a portarla a Genova. Fortunatamente la nave era già carica di balle di cotone provenienti dal Sudamerica e chiesi che essa fosse messa al centro di esse: ciò mi tolse la grave preoccupazione che nutrivo per le forti vibrazioni che altrimenti avrebbe dovuto subire. La macchina arrivò a Genova in perfetto stato.” Raccontava Dadda. 

Vignetta di Emilio Giannelli per il libro Breve storia del Politecnico di Milano (Polipress 2005) 

“La messa in funzione del calcolatore al Politecnico di Milano, avvenuta nell’ottobre 1954, è stato l’episodio più rilevante di un processo che lo ha generato ed insieme di numerose importanti conseguenze sullo stato del calcolo scientifico e tecnologico”, scrisse lo stesso Dadda nel 2004 per festeggiare il cinquantesimo anniversario dall’arrivo del CRC-102A al Politecnico. 

Furono Edison e Pirelli i primi utenti del CRC: il calcolatore poteva svolgere il lavoro di calcolo di una trentina di periti. Seguirono molte altre aziende, tra le quali Macchi, Face-Standard, Montecatini, Magneti Marelli, Siemens, Anic, Innocenti, CGE, La Rinascente, Franco Tosi, ecc., e molti Istituti di ricerca quali gli osservatori astronomici di Merate, di Brera, di Pino Torinese, l’Ismes di Bergamo, l’Istituto Dinamometrico di Torino, il Cise… 

Grazie al CRC-102A fu istituito, nel 1956, il primo corso in Italia per la formazione di ingeneri elettronici e inaugurato il Centro di Calcoli Numerici dell’Ateneo. 

La Brochure del centro di Calcoli Numerici del Politecnico, inaugurato nel 1956.  

Anche se il CRC smise di “fare calcoli” nel 1963, la sua “installazione… fu il punto di arrivo di una attività di ricerca rivolta a nuovi metodi matematici e alle loro applicazioni scientifiche ed ingegneristiche, ed insieme il punto di partenza per una nuova attività di ricerca, di insegnamento e di divulgazione, che diede inizio all’informatica italiana.” Asserì Dadda. 

Ancora oggi l’Ateneo ne va orgoglioso per tutto quello che ha rappresentato e rappresenta, fa parte della sua Storia.  

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