Strade urbane più sicure per i ciclisti

Se vogliamo sicurezza per andare in bicicletta e vogliamo che diventi un sistema di trasporto dominante nelle nostre città a 15 minuti, dobbiamo cambiare. Fare come è stato fatto per la sicurezza stradale con le cinture o la velocità. Tutte le innovazioni fino alla patente a punti hanno portato a una decrescita importantissima di incidenti, e questo grazie ad un mix di soluzioni: sicurezza stradale, comportamenti e modifica del veicolo. È quindi importante considerare tutte le componenti. Il brevetto del Politecnico di Milano “Metodo per elaborare informazioni di navigazione per la circolazione su strada” è un’innovazione pensata in questo senso per essere un pezzo del cambiamento verso la sicurezza di chi va in bicicletta in ambito urbano.

L’idea

Il brevetto nasce come un nuovo sistema di navigazione, ma ha a che fare con l’abbattimento della possibilità di fare incidenti in ambito urbano. Il principio è nato da un’osservazione sui luoghi dove avvengono principalmente gli incidenti in bicicletta o a due ruote, cioè tendenzialmente in prossimità delle intersezioni stradali. Molto spesso la sventurata situazione in cui la macchina investe il ciclista non avviene in strade con visibilità, ma avviene all’intersezione, alla confluenza… . È infatti un problema legato alla visibilità. Il team di progetto ha quindi iniziato a studiare e ad affrontare il problema analizzando la pericolosità delle intersezioni stradali, tipicamente in ambito urbano.

Incroci e punti di conflitto

In ambito urbano, infatti, ci sono configurazioni complesse di strade e molte intersezioni: strade che si intersecano in mille modi diversi, rotatorie, una pluralità di vie che arrivano nello stesso punto, l’articolazione, cioè un posizionamento di strade con diversi angoli che rendono impossibile la visibilità e poi ostacoli ed elementi che aggravano la situazione come le macchine parcheggiate, per esempio. Quindi in ambito urbano si genera un aumento del potenziale e probabile tasso di incidente.

Come funziona

È stato studiato un sistema basato sull’idea della valutazione del numero di connessioni e intersezioni lungo un dato percorso in grado di rendere all’utente l’indice di pericolosità della strada che sta percorrendo, calcolato da un algoritmo.  Con il meccanismo di costruzione dei punti di conflitto per ogni intersezione si può valutare il livello di pericolosità di un attraversamento con la bicicletta.

Ad esempio, in una strada tipica di Milano a doppio senso con in mezzo il percorso del tram, si hanno X punti di conflitto, quindi la svolta o anche solo l’attraversamento presentano tutta una serie di punti che sono estremamente pericolosi. Così come lo sono le rotatorie, le confluenze non ortogonali che hanno angoli incidenti che arrivano quasi parallelamente e che non si vedono… Unendo il dispositivo ad un sistema di monitoraggio del traffico, si hanno due dati quali la pericolosità effettiva delle strade da una parte, e dall’altra l’indice variabile del traffico. Si ottiene così un indice complesso che ci dice davvero cosa ci aspetterà lungo il percorso dedicato alle biciclette. È un sistema pensato specificatamente per le biciclette, ma estendibile a bici elettriche, scooter elettrici, monopattini e ai motocicli.

Il dispositivo fisico

Il brevetto consta di una prova dimostrata, un elemento sperimentale, il navigatore con colori a tre gradienti, che in avvicinamento e in movimento, cioè calcolando la velocità e l’avvicinamento dà una indicizzazione luminosa della pericolosità dell’incrocio a cui ci si sta avvicinando: verde rischio basso, arancione rischio medio, rosso rischio elevato… Funziona quindi come se fosse un sistema di allerta piuttosto che un vero e proprio sistema di navigazione. Questo è un device fisico, una sorta di bussola posizionata sul manubrio, un prototipo reale.

Device Master – Interfaccia rilevazione attiva

Dal dispositivo fisico a quello virtuale

Il brevetto è stato registrato sull’algoritmo che controlla le informazioni che si inseriscono nel device fisico che si posiziona sul manubrio, utilizzandolo come un’interfaccia non più fisica ma digitale. Usa lo stesso processamento dati ed è un monitor virtuale digitale che ha le stesse funzioni dell’oggetto fisico, ma non ha bisogno di essere prodotto, perché tutti l’hanno già.

Esiste un prototipo funzionante, una proof of concept di questo tipo di meccanismo che genera l’indice di rischiosità collegato. Su quello andrebbe costruita una vera e propria programmazione che renda il dispositivo una soluzione funzionale a tutti gli effetti.

L’idea è che il brevetto sia licenziabile, cioè dato in gestione a qualcuno che vuol fare una maschera digitale per i sistemi di navigazione attuali dedicati alle biciclette. Unire, quindi, la sperimentazione fisica materiale con un device concreto, ma brevettando l’algoritmo. Quello che si sta cercando di fare è cedere il brevetto per realizzare il meccanismo di calcolo di pericolosità e quindi avere un layer aggiuntivo che si possa sommare ai sistemi di navigazione attuali. Così come quello che segnala gli autovelox, lo stesso navigatore potrebbe avere una posizione, uno “switch bicicletta” che usa il calcolo di percorso per aumentare il grado di sicurezza, suggerendo percorsi che sono meno efficienti, magari più lunghi, ma più sicuri, minimizzando il rischio di incidente.

Applicazioni

Il brevetto è un aiuto alla navigazione sicura che fa scegliere il percorso ciclistico meno rischioso, rappresentando un dispositivo di prevenzione. Non solo quindi il percorso più efficiente, ma il meno rischioso. È pensato per la circolazione di biciclette e due ruote in ambito urbano.

Vantaggi

Si estendono a un insieme di componenti tecniche che riguardano la sicurezza. Il sistema funziona indipendentemente dalle condizioni stradali o meteorologiche. Inoltre basandosi sulla geometria della strada è in grado di generare un coefficiente di rischio verso cui il conducente della bicicletta procede, che viene perfezionato in seguito con l’integrazione di dati relativi ai fattori esterni.

Il Team di Ricerca

Gianni Garaguso e Stefano Maffei

Il Team è composto dal Designer Gianni Garaguso, che ha fatto la tesi sull’idea e ha sviluppato il brevetto insieme al Direttore di Polifactory Stefano Maffei e al collega Massimo Bianchini del Politecnico di Milano.

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