Sergio Carrà si racconta in “Impronte politecniche”

Non tutti conoscono le cariche di professore emerito e onorario: sono i più elevati gradi accademici a livello nazionale e internazionale, e rappresentano il riconoscimento finale di una carriera scientifica e universitaria di particolare e riconosciuto prestigio.

Ma non si tratta di semplici titoli di cui fregiarsi. Infatti, i professori emeriti e onorari sono da una parte un elemento fondamentale per la costruzione della memoria di una grande università come la nostra, dall’altra, parte integrante e particolarmente vitale della variegata comunità politecnica.

Con la videorubrica “Impronte politecniche” desideriamo valorizzare il prezioso legame tra passato e futuro, mettendo a confronto alcuni dei nostri professori e professoresse emeriti o onorari con docenti attualmente in attività che sono stati loro allievi, in conversazioni al tempo stesso amichevoli e autorevoli.

Ripercorrendo il vissuto dei grandi dell’ingegneria, dell’architettura e del design, e mettendolo a confronto con il mondo della ricerca di oggi, dimostreremo ancora una volta il potente ruolo che ha la storia nel farci comprendere il presente.

La curiosità è la forza motrice, poi bisogna amare anche la tecnologia; l’ingegnere deve cambiare il mondo in modo da dare alla società qualcosa di diverso.

Per il primo appuntamento vi portiamo nell’iconica aula Giulio Natta, sui cui sedili e banchi in legno, generazioni di studenti hanno seguito le più diverse lezioni di ingegneria. Qui abbiamo incontrato Sergio Carrà, docente di chimica fisica dal 1968 in varie università italiane, e dal 1972 professore di termodinamica dell’ingegneria chimica al Politecnico di Milano. A dialogare con lui, Maurizio Masi, docente di food manufaturing.

Seguiamo le impronte del professor Carrà grazie alla sua vivida voce. Rivivremo la sua carriera accademica su e giù per la Penisola; i rapporti con i maestri, i colleghi e gli studenti; le sue considerazioni sull’intreccio tra ricerca di base e applicata, tra scienziati e ingegneri. Attraverso aneddoti di prima mano, ripercorreremo il cammino dell’ingegneria chimica italiana, dalla sua graduale apertura al mondo fino ai progressi raggiunti in questo nuovo secolo.

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