La ricerca secondo Sara Muggiasca

Sara Muggiasca è docente del Dipartimento di Meccanica e direttrice scientifica della Galleria del vento (una delle sei Grandi infrastrutture di ricerca dell’Ateneo). Ha iniziato la sua carriera al Politecnico lavorando come tecnica presso la Galleria del Vento durante il suo dottorato. È poi diventata ricercatrice nel 2011 e professoressa associata nel 2021. Ha quindi proseguito la sua attività lavorativa in Galleria occupandosi di ingegneria del vento ed energia eolica dal punto di vista sperimentale.

Cara Ricerca,

gli eventi degli ultimi anni ti hanno riportato sotto le luci della ribalta; la pandemia che ci ha travolti ha rimesso al centro la tua importanza. Improvvisamente sei diventata una sorta di oracolo, con i suoi fedeli e i suoi detrattori.

Io ho sempre creduto in te, fin dai tempi del dottorato al Poli, dove facevo studi sperimentali sull’aerodinamica dei cavi, in Galleria del vento, per poi trarne modelli numerici e scrivere la mia tesi di dottorato… .

Ho sempre pensato che la nostra essenza di esseri umani trovasse la sua massima espressione nella curiosità, nel porsi delle domande e nel cercare le risposte. Ma non ho mai pensato che le tue risposte fossero facili e definitive: la realtà è complessa e gli strumenti per capirla cambiano e si perfezionano con il tempo. Studiare, osservare, cercare di capire, non fermarsi mai alla spiegazione più semplice: questi sono alcuni degli stimoli che mi hanno spinto a fare di te il mio lavoro, la ricercatrice universitaria.

Certo, rimango pur sempre un ingegnere, non sono certo una scienziata. Le risposte che sono solita cercare, in genere, non mirano a cogliere l’essenza ultima delle cose; ci si accontenta di risposte a problemi forse più pratici, ma comunque non triviali. Una tua versione un po’ più applicata, ma che cerca comunque di aggiungere un piccolo mattone alla conoscenza.

Ogni progetto è come un viaggio, di quelli di cui si conosce vagamente la destinazione e in cui l’itinerario si definisce giorno per giorno. Ma ogni volta che si parte l’emozione e l’entusiasmo sono sempre gli stessi.

E come in un viaggio, la compagnia è tutto, per superare le difficoltà e condividere le gioie e le delusioni. Tante le sfide che abbiamo affrontato insieme ai colleghi…

Nel corso degli anni ho partecipato a numerose campagne di prova per lo studio dell’interazione fluido-struttura di strutture civili, come ponti, passerelle, edifici, pannelli solari.

La prima importante campagna è stata quella relativa al ponte sullo stretto di Messina: allora ero davvero una ‘ragazzina’ e sapevo solo vagamente cosa si intendesse con modello aeroelastico. Il progetto ha fatto poi la fine che tutti sappiamo, ma per me è stato un campo di prova molto importante, mi ha permesso di lavorare con colleghi competenti ed esperti, imparando tantissimo sia da un punto di vista umano che professionale.

In quei lunghi giorni di prova ho capito che tipo di ricercatrice avrei voluto essere: non un topo da biblioteca solitario, ma parte di un gruppo.

Sono seguiti altri progetti: alcuni ho avuto modo di vederli realizzati, e sapere di avere dato il mio contributo, anche se solo con un piccolo tassellino, è stato emozionante. Penso a quando ho percorso in bicicletta la passerella ciclopedonale di Pescara, a quando ho visto il Palazzo Italia realizzato per EXPO 2015 o a quando ho ammirato il Bosco verticale nel quartiere Isola di Milano.

Tu, cara ricerca, mi hai portato anche a conoscere ambienti molto diversi, tra cui il mondo della vela. La collaborazione con Prada Challenge e BMW Oracle nell’ottimizzazione dei piani velici delle imbarcazioni per l’America’s Cup è stata sicuramente un’esperienza emozionante, anche se con una nota triste, il ricordo di un caro collega che mi ha insegnato tutto sulla vela e che purtroppo ci ha lasciati troppo presto.

Ora, nuove sfide ci aspettano. In un mondo che cambia, il tema centrale è la sostenibilità. Il mio dipartimento è stato pioniere con gli studi in Galleria del Vento nel campo dell’energia eolica, ed è con grande gioia ed entusiasmo che sono stata coinvolta in questa nuova sfida.

Ogni volta si ricomincia a studiare, ma in fondo è questa l’essenza del nostro lavoro.

Cara amica, come vedi, ripensando alle motivazioni che mi hanno spinto verso di te, mi sono tornati alla mente tanti episodi della mia vita lavorativa e personale. È con il sorriso che ti scrivo queste righe, sperando che tante giovani ricercatrici decidano di seguire la strada dello studio e della conoscenza, che spesso è in salita, ma che porta a guardare il mondo da una posizione privilegiata.

Sara

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