Antonio Stoppani: un pioniere della divulgazione scientifica al Politecnico

Antonio Stoppani
Antonio Stoppani

In una società iperconnessa come la nostra, la divulgazione scientifica ha assunto un ruolo sempre più importante nel far conoscere a un pubblico più vasto possibile i risultati della ricerca. Per questo il “Public Engagement”, ovvero l’insieme di attività senza scopo di lucro con valore educativo, culturale e di sviluppo della società, fa parte della terza missione dell’Università italiana.

È anche quello che cerchiamo di fare con Frontiere, la rivista che state leggendo. Ma qui al Politecnico la divulgazione scientifica non è una novità: fin dai nostri primi anni abbiamo un maestro insospettabile, Antonio Stoppani, nostro professore di geologia fin da quel famoso 1863 al 1878. Una figura peculiare che riunisce in sé lo scienziato, il letterato e l’uomo di chiesa di idee liberali.

Soprattutto per i milanesi, la figura di Stoppani dovrebbe essere familiare: è infatti sua la statua che, ai giardini pubblici Indro Montanelli guarda l’edificio del Museo di Storia Naturale. Tra poco capiremo il perché.

La statua di Antonio Stoppani ai Giardini Pubblici Indro Montanelli di Milano

Una vita avventurosa

Antonio Stoppani nasce a Lecco nel 1824, uno di 14 fratelli. Fin da ragazzo è curiosissimo: fugge spesso, cacciando insetti e farfalle e tornando sempre a casa carico di rocce. È affascinato dalla natura, soprattutto dai minerali. Quando è già grande, scopre per caso che quella che considerava una comune raccolta di pietre è in realtà pregevolissima.

Nel 1848 partecipa alla Primavera dei popoli: durante le Cinque Giornate di Milano comunica con gli insorti al di là delle file nemiche tramite piccoli palloni aerostatici ingegnosamente costruiti allo scopo.

La sua carriera accademica inizia come professore della prima cattedra italiana di geologia all’università di Pavia nel 1861-62. Nel 1862 diventa docente dell’Istituto tecnico superiore di Milano, quello che diventerà successivamente il Politecnico di Milano. È Stoppani a inventare la geologia stratigrafica, e il suo Corso annuale di geologia (1866-70) in tre volumi, sarà universalmente ammirato per lo stile e la chiarezza. In quest’opera introduce il concetto di “epoca antropozoica”, quella in cui il genere umano ha iniziato ad agire sulla natura.

Da noi rimarrà fino al 1878, per poi tornare nel 1883 dopo una parentesi professionale a Firenze. Dal 1875 è accademico dei Lincei.

Stoppani divulgatore scientifico

Stoppani è assieme letterato e scienziato. Rappresenta un nuovo tipo di intellettuale che si muove su molti fronti: divulgatore, uomo impegnato politicamente per una causa (si presenterà come sindaco di Milano) e professore universitario del Politecnico.

Per molti motivi possiamo considerarlo a pieno titolo uno dei primi divulgatori scientifici nel nostro Paese. Il suo concetto di cultura è straordinariamente moderno e democratico. Per lui, le idee scientifiche devono diventare bagaglio culturale di tutti. È un fautore dell’innalzamento della cultura media, ritenuta parte di un benessere collettivo irrinunciabile.

La statua di Antonio Stoppani che guarda la sede del Museo civico di Storia Naturale di Milano

Direttore del museo civico di Storia Naturale di Milano

Dal 1882 Stoppani è direttore del museo civico di Storia Naturale di Milano.

Per prima cosa dona tutte le sue collezioni naturalistiche al museo. Porta avanti un modo di parlare di scienza spettacolare e moderno: ad esempio crea i diorami, veri e propri palcoscenici in cui l’informazione scientifica viene sceneggiata e diviene spettacolo.

Pone con forza l’esigenza di una nuova sede, che ottiene venga costruita ex novo su progetto di un suo allievo politecnico, l’architetto Giovanni Ceruti. L’avvio dei lavori è possibile anche grazie a finanziamenti di privati, ottenuti grazie all’intensa campagna di fundraising messa in piedi dall’abate. Il risultato finale è il più grande museo di storia naturale d’Italia e uno tra i più prestigiosi d’Europa.

Purtroppo, Stoppani non potrà vedere la sua “creatura” terminata, perché morirà prima dell’inaugurazione.

Le conferenze

Inoltre, per rivolgersi a un pubblico sempre più largo, tiene come appuntamento fisso moltissime conferenze scientifiche rivolte alla cittadinanza, al Salone dei giardini pubblici di Porta Venezia, proprio dove ora si trova il suo monumento.

A quel tempo, in Italia, le conferenze sono un genere di evento culturale diffusissimo: se ne tengono nelle scuole per l’infanzia, in licei e collegi, in università e nelle accademie, in musei, circoli pubblici e privati, sedi di società culturali e di associazioni, a teatro. Sono discorsi recitati da abili oratori, spesso seguiti da esperimenti e dimostrazioni che mantengono viva l’attenzione del pubblico. Sono fruibili sia dal vivo, sia successivamente in versione stampata.

Stoppani è un abilissimo conferenziere, di straordinario carisma, che affascina con il vezzo di accarezzarsi i folti capelli bianchi le signore che si contendono i biglietti per ascoltarlo. I posti alle sue conferenze, infatti, sono perennemente esauriti.

Piace con quella sua ricca e faconda parola, con quel suo bel visone rotondo, con quel sorriso fino, arguto e benevolo insieme, con quella chioma grigia e folta, graziosamente scossa nell’impeto del dire, con quella voce armonica e insinuante, con quell’occhio sereno, sempre posato al di sopra delle teste

ricorderà la sua amica Maria Alinda Bonacci Brunamonti

I viaggi

Stoppani inoltre viaggia molto durante tutta la vita, e soprattutto racconta questi viaggi nelle sue opere, come il “Bel Paese”, di cui parleremo tra poco, e “Da Milano a Damasco” (1888). Nei suoi corsi universitari introduce i viaggi di studio, mentre in qualità di presidente della sezione lombarda del Club Alpino Italiano, organizza comitive di 10-15 persone alla scoperta dei posti più interessanti d’Italia dal punto di vista geologico.

Frontespizio del Bel Paese
Frontespizio della prima edizione del Bel Paese, 1876

Il bel paese

“Il Bel Paese” è il titolo del libro che ha reso universalmente famoso Stoppani. La prima edizione di questo classico italiano della letteratura di divulgazione scientifica è del 1876. Un volume che entra a far parte di quel pantheon letterario che contribuì a “fare gli italiani”, dopo aver fatto l’Italia, citando D’Azeglio.

Il successo di quest’opera si spiega più che nel tema trattato, nel come viene trattato. L’argomento sono le spedizioni naturalistiche in Italia di Stoppani, ordinate come un viaggio ideale dalle Alpi alla Sicilia, durante il quale vengono studiati i minerali, la flora, la fauna. Ma come sviluppare questo progetto?

L’idea è quella di rendere lo scienziato narratore. Stoppani impersona quindi uno zio che ogni giovedì (giorno di vacanza da scuola) racconta ai nipoti i suoi viaggi per 29 settimane, nell’arco di altrettanti capitoli.

In un intreccio tra scienza ed estetica, descrive la configurazione del territorio, ma anche le sue bellezze naturali.

Siamo a Milano, in un ambiente familiare, nel salotto di una casa privata dalle cui finestre si scorge la madonnina del Duomo. L’obiettivo è di incuriosire ed emozionare chi ascolta (nella finzione) e quindi chi legge (nella realtà), creando complicità con il pubblico. Lo zio è al centro della scena, induce simpatia e affidabilità. Intorno a lui si trovano i bambini, i genitori e i conoscenti.

L’impianto è fortemente dialogico; formula particolarmente efficace, perché i destinatari delle parole dello zio sono molteplici e differenziati, e costituiscono una comunità alla quale lo scienziato si rivolge tenendo conto delle loro diverse competenze. Lingua e sceneggiatura sono orientati al pubblico giovanile. Il vero protagonista è l’oggetto del discorso. La finzione narrativa è al servizio della descrizione scientifica.

Il Bel Paese è estremamente versatile: può essere letto in famiglia ad alta voce o in autonomia dai più grandi. Viene adottato dalle scuole del Regno e si presta a una diffusione su tutto il territorio nazionale. I capitoli sono autonomi, possono essere letti in ordine sparso.

L’opera racchiude in sé vari generi: in primis opera di divulgazione scientifica ad impianto dialogico, ma anche letteratura di viaggio, libro illustrato e sorta di guida turistica, perché presenta persino informazioni di carattere pratico su locande e ostelli.

Le illustrazioni sono parte fondamentale nella concezione dell’opera. L’immagine comincia ad avere significato proprio, concepita in modo da colpire il lettore. Si tratta di immagini di tipo topografico, riproduzioni convenzionali di territori, immagini naturalistiche di animali e piante, paesaggi che rappresentavano la potenza della natura, con una ricerca del sublime di gusto romantico.

Il Bel Paese, in sostanza, è un libro moderno, originale, ben progettato. Possiamo definire il suo carattere di novità uno “sperimentalismo popolare”, perché innova la comunicazione scientifica indirizzandola al pubblico più ampio possibile. L’autore è infatti il primo che prende in considerazione il pubblico dei giovani dell’Italia unita, precursore della letteratura per ragazzi.

Premiato in più occasioni, il Bel Paese di Stoppani avrà un successo enorme, rappresentando al tempo stesso un best seller e un long seller, continuamente riedito dal 1876 agli anni Cinquanta del Novecento. Nelle classifiche di vendita del 1904, a più di trent’anni dalla sua uscita, si posiziona subito dopo gli irraggiungibili Promessi sposi, Cuore e Pinocchio.

Negli stessi anni, l’immensa popolarità dell’opera nell’immaginario collettivo darà origine all’inedita operazione di marketing di Egidio Galbani, che sceglierà quel nome per il nuovo formaggio che ha inventato, inserendo il cammeo dell’abate sulle sue confezioni.

La morte

Negli ultimi anni della sua vita, Stoppani viene sempre più spesso aspramente criticato da alcuni ambienti cattolici per la sua visione positivista e le riflessioni sul rapporto tra scienza e fede. Superato il livello della diffamazione, porta in tribunale il giornale “L’Osservatore cattolico”.

Muore nel 1891, poco prima di vedere l’inaugurazione del “suo” Museo di Storia Naturale. L’intera città si ferma, come leggiamo in una cronaca del suo funerale:

Non furono soltanto delle onoranze funebri, ma una dimostrazione solenne, alla quale prese parte tutta la cittadinanza nei suoi vari ceti, nelle sue gradazioni politiche, se ne eccettui la estrema dei clericali intransigenti, che ebbero, i caporioni almeno, il pudore di non intervenire. […] Dal funerale di Ponchielli – tanto popolare a Milano – non si vide mai nulla di così imponente.

dal Corriere della Sera del 6 gennaio 1891

Per chi volesse approfondire, vi consigliamo due testi. Il primo, più generale, approfondisce la figura di Stoppani e degli altri divulgatori del suo tempo: di Luca Clerici, “Libri per tutti. L’Italia della divulgazione dall’Unità al nuovo secolo” (Laterza, 2018). Il secondo analizza il fenomeno editoriale del Bel Paese: a cura di Pietro Redondi, “Un best-seller per l’Italia unita. Il Bel Paese di Antonio Stoppani” (Guerini e associati, 2012).

Potete trovare gratuitamente una copia digitale del Bel Paese, nella sua prima edizione del 1876 stampata dall’editore Agnelli di Milano, sul sito della British Library.

Nella Biblioteca Storica del Politecnico di Milano, invece, potete trovarne una copia più recente, attestabile tra il 1920 e il 1922, oltre a diverse altre opere di Stoppani.

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