Viaggiando alla ricerca di nuovi strumenti per affrontare il cambiamento climatico

Nicola Colaninno

«Quel momento lo ricordo perfettamente. Era lunedì 8 febbraio 2021, mi ero alzato presto come al solito. Faccio la doccia, poi colazione. Intorno alle 7 mi arriva un messaggio del professor Eugenio Morello. Mi scrive soltanto: “Nicola”… E poi: “!!!”. Eugenio è il Supervisor del progetto per il Politecnico di Milano. Mi precipito in dipartimento e rileggiamo insieme la mail dalla Commissione Europea che annunciava la vittoria, con il mio progetto, del bando Marie Skłodowska-Curie. Alla fine ho abbracciato Morello, l’ho preso in braccio, e ho fatto il giro del laboratorio con lui. A causa della situazione di emergenza, dovuta alla pandemia, il laboratorio era vuoto, eravamo solo noi due».


Il momento a cui si riferisce Nicola Colaninno, ricercatore del Politecnico di Milano, è quello in cui gli sforzi di una carriera e di una vita vengono ripagati. Il momento in cui viene a sapere di aver vinto la prestigiosa Global Postdoctoral Fellowships del bando Marie Skłodowska-Curie promosso dalla Commissione Europea. E di avere diritto a un finanziamento di oltre 250mila euro per il suo progetto MultiCAST. Quasi un anno dopo quel giorno, a pochi mesi dall’inizio ufficiale del progetto (1° maggio 2022) lo abbiamo intervistato per Frontiere.

Ciao Nicola. Prima di tutto, di che cosa ti occuperai esattamente?

Il progetto MultiCAST (Multiscale Thermal-related Urban Climate Analysis and Simulation Tool) affronterà il fenomeno delle isole di calore urbane (Urban Heat Island) e avrà l’obiettivo di misurare e delineare le aree di criticità, con il fine di fornire uno strumento di supporto alle decisioni, sia in termini di pianificazione che di politiche urbane, e quindi lavorare sulla capacità adattiva nelle città. Il sistema sarà testato su tre città: Los Angeles, Amsterdam e Milano.

Modellazione della temperatura dell’aria diurna, a circa 2 metri dal suolo, per una giornata critica, 4 agosto 2017, durante una ondata di calore.
Quindi affronterai i temi del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, ovvero due delle principali sfide per i prossimi anni…

Sì, esatto. Nonostante gli accordi internazionali, le emissioni di CO2 e il riscaldamento globale continuano la loro scalata. Le aree urbane sono soggette a temperature superiori rispetto alle aree periurbane e agricole, o naturali. Ciò significa che l’intensità delle ondate di calore nelle aree urbane viene “esasperato”, a causa dalle componenti fisiche e morfologiche del costruito. Tale dinamica, durante periodi di ondate di calore (sempre più frequenti e intense negli ultimi anni) minaccia la salute, il comfort e il benessere di cittadini e city-users. Il mio progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, adotterà un approccio analitico “geo-spazializzato” per la mappatura del clima urbano. La mappatura servirà per la costruzione di un sistema di supporto alle decisioni e alla pianificazione “A Prova di Clima”, e per la progettazione urbana adattiva. Il focus sarà principalmente sulla mobilità e accessibilità pedonale e ciclabile.

Se abbiamo capito bene, questo progetto di ricerca potrebbe far sì che in futuro, quando digitiamo una destinazione sulle app di navigazione, oltre al percorso più veloce potrebbe venirci indicato anche il percorso “più fresco”.

È uno degli scenari possibili. E ci sono già esperienze simili. Ad esempio a Parigi, dove, attraverso uno strumento digitale, durante periodi di ondate di calore vengono suggeriti non necessariamente i percorsi più veloci, ma quelli più “cool”, secondo diversi criteri quali, in questo caso, il comfort termico. Potremmo parlare di una “accessibilità basata sul comfort termico”. Nel caso del progetto di MultiCAST, l’obiettivo è quello di disegnare uno strumento digitale di supporto alle decisioni. Lo spunto di originalità che è stato premiato riguarda la messa a sistema di analisi “classiche” di accessibilità, legate alle distanze, e misure di comfort termico calcolato in periodi di ondate di calore. Verrà considerato, in particolare, un indicatore di comfort termico noto come UTCI – Universal Thermal Climate Index, che misura la risposta fisiologica umana, tenendo conto non solo della temperatura, come dato oggettivo, ma anche della sensazione percepita.

Schema concettuale di sviluppo e principali componenti del progetto MultiCAST.
Essendo una Global Fellowship è previsto un periodo di formazione in un paese terzo?

Esattamente. Il progetto ha una durata di tre anni, di cui i primi due in “outgoing phase” presso Host in un Paese Terzo; il terzo anno è prevista una fase di rientro “incoming phase” presso l’ente beneficiario, che nel mio caso è il Politecnico di Milano. Il principale Host sarà il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Boston, dove si svolgerà la maggior parte della ricerca: 18 mesi dei primi due anni. Sono inoltre previsti due periodi brevi, come visiting, in altre istituzioni Europee. Il progetto prenderà il via ufficialmente il prossimo 1° maggio, quando partirò per Barcellona, per i primi 3 mesi, e dove collaborerò con una Pmi che ho coinvolto in questa iniziativa. Ad agosto andrò poi a Boston per 18 mesi, come detto. Dopodiché sono previsti ulteriori tre mesi, in chiusura dei primi due anni, a TU Delft, in Olanda. Da maggio 2024 sarò al Politecnico per l’ultimo anno di progetto. 

Anche per il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani vincere questa prestigiosa fellowship in modalità “Global” è un gran risultato. La partnership con l’MIT, il coordinamento del progetto al Politecnico di Milano, l’importante finanziamento… Tu come ti senti?

Sì, è stato davvero un grande risultato ed è la conferma che l’impegno, la perseveranza, e la passione pagano… o almeno lo spero. Ho lavorato alla presentazione del progetto per gran parte del 2020, parallelamente alla mia attività di ricercatore nel Laboratorio di simulazione urbana Fausto Curti. Ricordo che nell’agosto 2020 mi chiusi in casa e lavorai per giornate intere al progetto, concedendomi soltanto cinque giorni di mare… Devo dire cinque giorni meravigliosi… Ma questa è un’altra storia… [sorride]. Durante le pause di lavoro invece “stordivo” i miei con discorsi “troppo complicati” sul progetto…

È l’obiettivo di una vita che si realizza. Sono partito tanti anni fa da un paesino di settemila anime in provincia di Taranto – Palagianello, nome simpatico – andando a studiare prima a Roma, Laurea in Architettura, poi a Barcellona, dove ho anche lavorato per alcuni anni, ma principalmente dove ho fatto il dottorato, in studi urbani e GIScience. Durante il dottorato sono anche stato visiting PhD all’università di Amsterdam. Ma qui, al Politecnico di Milano, ho trovato l’ambiente ideale e ho potuto coronare il mio sogno.

Mappatura della vegetazione urbana, basata su dati satellitari, per la città di Milano. La vegetazione costituisce un fattore chiave per l’adattamento a eventi di ondate di calore.
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