Il genio creativo di Gianfranco Ferré torna al Politecnico di Milano

Un grande fashion designer dei nostri tempi ma anche un alumnus del Politecnico di Milano. Gianfranco Ferré ha meravigliato con le sue collezioni le passerelle più importanti con un approccio che spaziava dall’architettura alla moda in termini di geometrie e volumetrie.  Oggi, a quindici anni dalla sua scomparsa, la sua immensa eredità materiale e immateriale è tornata nel nostro ateneo.

Abiti di Gianfranco Ferré esposti al Centro Ricerca di via Tortona

Il grande archivio di Gianfranco Ferré

Nato a inizio anno, il Centro Ricerca Gianfranco Ferré, Innovazione Digitale per le Industrie Creative e Culturali custodisce e studia il grande archivio della Fondazione Ferré, riconosciuto patrimonio “di particolare interesse culturale” da parte del Ministero della Cultura – Soprintendenza Archivistica per la Lombardia, che ora è entrato a far parte del sistema Archivi Storici del Politecnico di Milano.

“Dall’archivio emerge chiaramente la ‘visione politecnica’ dello stilista – spiegano le professoresse Paola Bertola e Federica Vacca, che stanno lavorando sull’archivio in un’ottica non solo conservativa – Il suo lavoro può essere veramente raccontato secondo alcune categorie che sono quelle tipicamente architettoniche. La geometria è presente nei capi che spesso partono proprio dalla rielaborazione della figura bidimensionale: questa è la forza progettuale tipica di Ferré con un approccio ereditato dalla sua formazione di architetto al Politecnico che incorpora anche una grande conoscenza della materia sviluppata attraverso la continua sperimentazione”.

L’attuale patrimonio, quasi interamente catalogato in una banca dati digitale, è caratterizzato da più di 150.000 documenti e artefatti (tra schizzi, disegni tecnici, foto, abiti e accessori, oggetti, libri, riviste, filmati, rassegne stampa, scritti, lezioni e appunti dello stilista).

Gianfranco Ferré, Disegno tecnico pret a porter autunno inverno 1988

“L’archivio è un unicum – continua Federica Vacca – che custodisce tutte le fasi del processo progettuale del designer che parte dal bozzetto e dal disegno tecnico fino alla ricerca su materiali e decori, l’uscita di sfilata e il capo stesso custodito all’interno dell’archivio”.

“Ferré non ha mai messo un pezzo di stoffa indosso a un corpo per capire che effetto poteva fare, al contrario partiva da un ragionamento su misure, forme, dimensioni e solo dopo partiva il lavoro dei tecnici e della sartoria” racconta invece Rita Airaghi, storica collaboratrice dello stilista che collabora con il Centro come Steering Advisor e custode di una memoria storica ricca di aneddoti e ricordi, utile a contestualizzare le singole collezioni.

Gianfranco Ferré, 1993, ph. Arnaldo Castoldi
Gianfranco Ferré, 1993, ph. Arnaldo Castoldi

Dall’Archivio Ferré un’indagine sul futuro della fruizione degli artefatti ad alto contenuto culturale

Attraverso la ricerca nell’ambito dell’innovazione digitale, l’obiettivo del Centro di Ricerca è di dare continuità e sviluppare ulteriormente le attività di valorizzazione e divulgazione culturale che la Fondazione Gianfranco Ferré ha svolto sinora nei confronti della città e del suo sistema della formazione e della cultura, così come di rafforzarne il ruolo a livello nazionale e internazionale. Parallelamente il Centro di Ricerca indaga, sviluppa e sperimenta tecniche avanzate di progettazione, visualizzazione e fruizione di artefatti materiali ad elevato contenuto culturale, tipici delle industrie creative e culturali che rappresentano un elemento identitario distintivo della cultura moda italiana e del suo riconoscimento e posizionamento in ambito internazionale.

 “Molti abiti di Ferré hanno una classica costruzione sartoriale che poi dal punto di vista industriale naturalmente si è riusciti a produrre, ma richiedono uno studio molto sofisticato legato alle competenze dell’artigianato- continua Paola Bertola – Il Centro quindi vuole anche indagare sul come le nuove tecnologie, come il 3D printing, realtà virtuale e aumentata e gemelli digitali ad esempio, possono dare un nuovo impulso all’artigianato. Noi crediamo molto che soprattutto in un sistema come quello italiano, in questo momento di grande incertezza, ci sia molto bisogno di ragionare su come queste tecnologie possano davvero portare a delle potenzialità nuove per rigenerare il settore anche rispetto ai temi della sostenibilità che stanno diventando pressanti.

Il Centro di Ricerca Gianfranco Ferré: un approccio multidisciplinare

Il Centro di Ricerca sta avviando sperimentazioni interdisciplinari che, sotto il coordinamento del Laboratorio Fashion in Process del Dipartimento di Design, coinvolgono numerose componenti disciplinari dell’Ateneo, dall’ingegneria meccanica, all’ingegneria dell’informazione e bioingegneria, all’ingegneria matematica, per esplorare alcune traiettorie di ricerca e innovazione.

Uno dei progetti su cui stiamo lavorando al Politecnico in questo momento è legato alla robotica collaborativa. La nostra mission, sempre parlando di tecnologia, è proprio immaginare come questo paradigma dell’artigianato si trasformerà in una forma nuova collaborativa non in termini di utilizzo della produzione industriale per sostituire il lavoro manuale. Tantissime sono in questo momento le ricerche in quella direzione e un territorio come il nostro in cui c’è ancora un bacino di industrie artigianali deve assolutamente trovare un modo per riuscire ad avvicinarsi a quel paradigma senza creare di fatto un problema di sostituzione di lavoro ma anzi preservando questo patrimonio”. 

Il Centro di Ricerca Gianfranco Ferré, Innovazione Digitale per le Industrie Creative e Culturali quindi si fonda su una visione interdisciplinare in grado di coniugare “heritage” con innovazione e tecnologia e integra una profonda conoscenza di dominio nell’ambito del design e della moda con competenze ICT, di User Experience e User Interaction. Aspetto distintivo è quindi l’ibridazione di tecniche e conoscenze tipiche della cultura sartoriale, artigianale e tecnica delle industrie creative con soluzioni tecnologiche avanzate (AR/VR; reverse modeling, digital prototyping e 3D printing; haptic and sonic perception; holgraphic rendering, motion graphic).

“L’idea coltivata prima dalla famiglia Ferré e poi dal Politecnico- conclude Paola Bertola- è quella di trasformare l’archivio in una forma di conoscenza viva che possa essere fruita nella sua forma attuale dagli studenti e dai ricercatori per diventare uno stimolo nella produzione di nuova conoscenza”.  

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