Newsletter n. 6 – La ricerca della resilienza

Assorbitori d’urto in lega di alluminio

“Resilienza” sembra essere la parola del momento. Spesso le parole “fanno dei giri immensi e poi ritornano”. E il concetto di resilienza, che molti di noi avevano conosciuto – e forse dimenticato – durante le ore di fisica al liceo, sta godendo di uno straordinario successo nel discorso pubblico degli ultimi anni. La parola ci è tornata indietro dal mondo anglosassone, proprio tramite il lessico scientifico-tecnologico, ampliata nel suo campo semantico.

Per essere onesti, il suo successo è meritato. All’interno di questa idea, infatti, troviamo sintetizzati in maniera efficace diversi concetti che ci sono familiari, e di cui vorremmo essere tutti portatori: resistenza, reazione, adattamento al mondo che ci circonda.

Se ci pensiamo, la scienza e la tecnologia non sono anche questo? La reazione dell’uomo al mondo. Il tentativo di addomesticarlo, di plasmarlo, in un gioco di adattamento reciproco. Una lunga storia fatta di nuovi problemi e nuove soluzioni, di arresti e ripartenze, di sbagli e correzioni, di stimoli e risposte. Per portare l’asticella sempre più su, in una sfida continua.

In questo numero di Frontiere affronteremo alcune delle insidie del mondo, con tecnologie ispirate alla resilienza. Eviteremo gli urti, grazie ai crash test che si svolgono nei nostri laboratori. Vinceremo le distanze a bordo di nuove automobili da corsa a guida autonoma. Analizzeremo come superare gli attriti che in un setto nasale deviato ci impediscono di respirare bene. Troveremo modi nuovi per trattare gli scarti dei nostri elettrodomestici, trasformandoli in risorse. Scopriremo come un ingegnere politecnico vinse la resistenza del caucciù, e su questa idea fondò la grande industria italiana della gomma.


Maurizio Quadrio

La fluidodinamica… del naso

Avevate mai considerato il naso come un magnifico problema di fluidodinamica? Nemmeno noi. Il nostro professore Maurizio Quadrio, invece, a metà della sua carriera accademica ha avuto l’ispirazione per affrontare questo nuovo ambito di ricerca.

Quadrio parte come studioso di turbolenze. In particolare, si è specializzato sul flow control, ovvero nel controllo di correnti turbolente, allo scopo di modificarle a proprio vantaggio. Ad un certo punto lo intuisce: anche modificare con il bisturi le forme anatomiche è a tutti gli effetti una forma di flow control. Applicare questi studi al naso, vuol dire cercare di migliorare la percentuale di successo delle correzioni del setto nasale deviato, che al momento si attestano al 50%.

Troppo complicato? Il professor Quadrio ce lo spiega molto più chiaramente nella nostra intervista.


Al La.S.T. la sicurezza è a prova di impatto

Avete presente quelle prove in cui ignari manichini vengono lanciati in automobili ad alta velocità dritti verso il disastro? Anche al Politecnico abbiamo un laboratorio in cui vengono effettuati i crash test, fin dagli anni Sessanta del secolo scorso.

Si tratta del La.S.T., in particolare della sua sezione di sicurezza passiva, termine con il quale si intendono le attività ingegneristiche messe in campo per ridurre il rischio di lesione agli occupanti di un mezzo di trasporto: dalle auto ai treni, dagli elicotteri alle motociclette.

Il La.S.T. si trova nel campus di Bovisa Durando, in un luogo molto suggestivo. È infatti ospitato in un enorme capannone che un tempo faceva parte della Ceretti e Tanfani, azienda produttrice di teleferiche e nastri trasportatori. Proprio la grande estensione di questo spazio ha permesso la realizzazione di un laboratorio così importante.

Ci guida al suo interno Marco Anghileri, professore di Sicurezza passiva delle strutture.


FOTONOTIZIA

Team PoliMOVE

Il team PoliMOVE ha vinto il mese scorso la Indy Autonomous Challenge di Las Vegas, la prima gara tra automobili senza nessuna persona al volante.

Oltre a vivere il brivido della gara, è stata un’occasione per mostrare al mondo i grandi progressi fatti da mOve, il gruppo di ricerca che da vent’anni si occupa di guida autonoma in veicoli terrestri di ogni tipo, dalle bici elettriche alle auto, fino ai trattori.

Tre dottorandi in Ingegneria dell’informazione ci hanno svelato tutti i segreti del loro mezzo e i retroscena della gara.


Scarti della lavastoviglie che danno vita a nuove piante

È uno dei problemi più sentiti del nostro tempo: valorizzare i materiali di scarto per farne nuove risorse. È l’idea che sta alla base di un brevetto del 2019 del Politecnico di Milano, depositato assieme all’Università di Roma Tor Vergata.

Si tratta di un sistema che permetterà di rigenerare facilmente le acque di scarto della nostra lavastoviglie, e farle diventare acqua che potrà essere usata per irrigare orti vegetali oppure per essere riutilizzata dalla stessa lavastoviglie.

Un’idea nata dall’unione di biologia e design, che ha delle potenzialità enormi. Se il prototipo attuale può essere applicato a piccoli orti verticali domestici, nel futuro c’è spazio per grandi orti urbani e la possibilità di utilizzare le acque prodotte da altri tipi di elettrodomestici.


Pneumatico Pirelli

Pirelli: un sogno lungo 150 anni

Per il nostro consueto tuffo nella storia, questo mese vi portiamo a 150 anni fa, rimanendo sempre a Milano. È l’anno in cui Giovanni Battista Pirelli fonda l’azienda che porta ancora oggi il suo nome, e che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Pirelli si era diplomato in ingegneria industriale solo due anni prima, proprio a quell’Istituto Tecnico Superiore che oggi chiamiamo Politecnico di Milano.

L’idea vincente fu quella di inaugurare un’industria allora completamente nuova per l’Italia, ovvero quella della vulcanizzazione della gomma, che rendendola elastica permetteva di utilizzarla per le tante applicazioni che conosciamo ancora oggi.

Tuffatevi in questa affascinante storia, anche grazie agli interessanti materiali che abbiamo ritrovato nei nostri Archivi Storici.

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