Pirelli: un sogno lungo 150 anni

Il 28 gennaio scorso si è celebrata un’importante ricorrenza. Quello stesso giorno del 1872, Giovanni Battista Pirelli, a 23 anni, fonda a Milano la “G.B. Pirelli & C.”, la prima impresa italiana per la manifattura di oggetti in gomma elastica, ovvero il caucciù. Si trattava di una industria del tutto nuova in Italia, in un settore che anche all’estero era ai suoi albori.

Ritratto fotografico di Giovanni Battista Pirelli
Ritratto fotografico di Giovanni Battista Pirelli.

Ma come è arrivato il giovanissimo Pirelli a questa intuizione? Sì, avete indovinato: c’è lo zampino del Politecnico anche in questa grande storia italiana lunga 150 anni.

Pirelli è in effetti quello che oggi possiamo chiamare un nostro alumnus celebre. Originario di Varenna, sul lago di Como, nel 1867 si iscrive all’Istituto Tecnico Superiore di Milano – come era chiamato allora il nostro ateneo – prima frequentando i corsi della sezione di ingegneria civile ma, dopo il primo anno, optando per quella di ingegneria industriale.

È un ambiente particolarmente stimolante quello dei primi anni del Politecnico, dove ci si può imbattere in quelli che saranno i grandi nomi dell’ingegneria della nascente Italia liberale. Tra i suoi compagni di corso si annoverano infatti nomi come Alberto Riva, Cesare Saldini, Angelo Salmoiraghi. Ed è qui che ritrova il suo maestro Giuseppe Colombo, assieme al quale aveva combattuto nella Terza Guerra di Indipendenza l’anno prima.

Il 10 settembre 1870 Pirelli consegue il diploma di ingegnere industriale ottenendo i migliori voti della sua sezione. Proprio per questo ottiene una borsa di studio finanziata dalla nobildonna Teresa Berra Kramer.

Foto di gruppo laureati 1870 in ingegneria industriale
Foto di gruppo dei laureati in ingegneria industriale del 1870 del Regio Istituto Tecnico Superiore. Molti di loro diventeranno uomini chiave per l’industria milanese di fine Ottocento. Pirelli è al centro, mentre possiamo riconoscere Alberto Riva (primo a sinistra), Cesare Saldini (a sinistra di Pirelli) e Angelo Salmoiraghi (ultimo a destra).

Grazie a questa, Pirelli può progettare il suo tour all’estero, per approfondire gli studi su una nuova industria da avviare in Italia, prendendo spunto dalle produzioni già iniziate nelle aree più industrializzate d’Europa. È proprio Giuseppe Colombo che lo indirizza verso l’industria della gomma, un settore che già intuiva strategico per il progresso del nostro Paese.

È il novembre del 1870 quando Pirelli lascia l’Italia per questo viaggio, che durerà quasi dieci mesi. Partirà dalla Svizzera, dove dovrà trattenersi più del previsto, ben quattro mesi, a causa della guerra franco-prussiana. Qui visita stabilimenti tessili, che gli ricordano inevitabilmente le industrie seriche della sua Como. Ma davanti al suo entusiasmo, Colombo lo mette in guardia, per

non perdere di vista l’obiettivo del caoutchouc: questa sarebbe un’industria nuova affatto, mentre quella della seta è già tanto sfruttata da noi che poco margine ci resta.

A marzo la storia privata di Pirelli si intreccerà ancora una volta con la Storia. Una volta arrivato in Germania, infatti, dove visita la prima fabbrica di gomma a Mannheim, dovrà trattenersi là altri quattro mesi, in attesa dell’epilogo della Comune di Parigi. Altre tre settimane in Belgio lo separano dalla capitale francese, dove concluderà il suo periplo trattenendosi dieci giorni.

Pneumatico Pirelli
Uno pneumatico Pirelli.

In nove mesi, su un totale di 138 imprese visitate, quelle del settore della gomma saranno in realtà soltanto sei: oltre ad essere impossibilitato a proseguire il viaggio in Gran Bretagna, paese in cui l’industria del caucciù si era notevolmente sviluppata, c’è da aggiungere che molti industriali sono restii ad aprire le porte delle loro aziende. I pochi casi in cui Pirelli ha la meglio sono dovuti all’influenza degli ambienti del Politecnico su alcuni imprenditori.

Al suo rientro in Italia, sempre sostenuto dai professori Colombo e Francesco Brioschi, Pirelli riesce a trovare nel gennaio 1872 il capitale necessario per la costituzione della sua società. Nasceva in quel momento una nuova impresa che si trovava a operare in un settore industriale ancora nella sua prima fase di sviluppo, soprattutto se si considera che il processo di vulcanizzazione, essenziale per eliminare la grande sensibilità del caucciù ai cambiamenti termici, era divenuto pienamente applicabile solo qualche decennio prima.

Manifesto pubblicitario Pirelli in francese
Un manifesto pubblicitario d’epoca per gli pneumatici Pirelli

Iniziano così, poco fuori Porta Nuova, lungo il Sevesetto, i lavori per il primo stabilimento della Pirelli. L’imprenditore si era procurato i macchinari personalmente in Gran Bretagna e, quando possibile, da ditte milanesi. Lo stabilimento entra in funzione nel giugno del 1873, con 40 operai e 5 impiegati su un’area di 1.000 metri quadri coperti. I primi articoli prodotti sono tubi, cinghie, valvole e guarnizioni.

Cominciava allora, così vicina a noi, la storia di un’impresa che negli anni successivi avrebbe conquistato il mondo. Una storia che continua ad intrecciarsi con quella del Politecnico di Milano. È stato infatti rinnovato l’ormai decennale accordo “Joint Labs”, focalizzato su progetti di ricerca per la continua innovazione tecnologica degli pneumatici.

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