Newsletter n. 19 – Luci puntate sulla ricerca

Beatrice Cantoni in Laboratorio
Beatrice Cantoni in laboratorio

“Per quanto ci è dato conoscere, l’unico significato dell’esistenza umana è di accendere una luce nelle tenebre del puro essere”. La frase di Carl Gustav Jung potrà suonare fin troppo perentoria, ma è innegabile che la metafora che collega la scienza alla luce è particolarmente efficace. Lo psicoanalista svizzero definisce il pensiero come lo strumento con il quale l’uomo cerca di comprendere la natura del mondo e sé stesso utilizzando processi logici; che è un po’ il succo della ricerca scientifica.

Al Politecnico di Milano la luce non è solo un mezzo di conoscenza, ma anche un oggetto di conoscenza. In passato vi abbiamo già portato nei laboratori di fisica dove si studia l’interazione tra luce e materia. Questo mese, se siete intrigati dal tema, vi suggeriamo la visione del nuovo appuntamento di “Impronte politecniche”, dove il professore emerito Orazio Svelto dialoga con il suo allievo Giulio Cerullo. È un viaggio attraverso il tempo, indietro di sessant’anni, alle origini del laser; una storia che si dipana tra il CNR e l’università di Stanford; una vita che si intreccia con quella di altri giganti della fisica come Anthony Siegman, Richard Pantell e Arthur Schawlow. “Ricordo quel periodo come un periodo particolarmente entusiasmante, perché tutto quello che facevamo era assolutamente nuovo”, ammette Svelto, con negli occhi la vivida consapevolezza di aver fatto parte di qualcosa di importante.

E nelle storie di questo numero, incontreremo persone che cercano ogni giorno di gettar luce su aspetti del mondo ancora oscuri. Una giovane ricercatrice indaga come i rifiuti di ogni giorno possano trasformarsi in inquinanti delle acque; un gruppo di architetti ci spiega come in dieci anni di lavoro sia arrivato a ideare il Padiglione Italia della Biennale di Venezia; gli ideatori di BUDD-e ci mostrano il robot guida che libera le persone cieche nello svolgimento di attività quotidiane come la corsa; un grande architetto che ha illuminato per quarant’anni la scuola di architettura del Politecnico verrà rievocato; un nostro docente ci racconterà cos’è la più chiacchierata chat del momento.

Luci in sala: si parte!


Test di BUDD-e

BUDD-e, il robot guida per ciechi con cui correre al parco

Molti ciechi e ipovedenti, che spesso dipendono da altre persone per le attività all’aperto e la fruizione di servizi e spazi pubblici, durante la pandemia e i vari lockdown hanno subito loro malgrado una riduzione della propria autonomia.

BUDD-e è il robot-guida sostitutivo dell’accompagnatore umano che “libera” le persone cieche dalla dipendenza dal caregiver per lo svolgimento delle attività quotidiane. Si tratta di un vero e proprio progetto di innovazione sociale, anche se con un’anima tecnologia, che ha dimostrato un potenziale impatto molto grande sul quotidiano, anche a livello psicologico.

Marcello Farina, responsabile del progetto, ci ha raccontato come questa idea sia nata quasi per caso, grazie ad un incontro fortuito al centro sportivo Giuriati.


L’ingegneria dietro al rubinetto

La produzione e l’utilizzo di prodotti quotidiani come vestiti, bottiglie, padelle, cosmetici, farmaci, sono purtroppo implicati nell’inquinamento delle acque, che ovviamente può avere un impatto più o meno grande sulla salute umana, direttamente o attraverso il cibo. Come mantenere anche in futuro standard elevati di qualità dell’acqua?

Abbiamo incontrato Beatrice Cantoni, una giovane ricercatrice che ha vinto già diversi premi e finanziamenti individuali per sviluppare la ricerca su questi temi. In questo momento si sta concentrando sul destino dei contaminanti emergenti lungo il ciclo dell’acqua. Da un lato, per sviluppare una procedura di valutazione quantitativa del rischio chimico dell’impatto di questi inquinanti sulla salute umana e sull’ambiente; dall’altro per studiare diverse tecnologie per ridurre questi rischi sia nelle acque potabili che in quelle reflue.


Fosbury architecture, il collettivo che salta oltre l’ostacolo

Il gruppo Fosbury alla Milano Arch Week
Il gruppo Fosbury alla Milano Arch Week

Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi sono gli alumni del Politecnico di Milano che hanno dato vita nel 2013 al gruppo Fosbury. In 10 anni di lavoro hanno sperimentato in ambiti molto diversi, occupandosi di allestimenti e curatela di mostre, installazioni, didattica, ricerca e progetti editoriali. Lavori eterogenei, ma che mantengono nell’approccio lo stesso spirito di sperimentazione non convenzionale, attento ai limiti e alle opportunità del contesto.

Il gruppo è stato incaricato di progettare “Spaziale”, il Padiglione Italia per la 18° Biennale di Architettura di Venezia, attualmente allestito alle Tese delle Vergini dell’Arsenale fino al 26 novembre. Abbiamo intervistato per voi il gruppo Fosbury poco prima della lecture inaugurale che ha tenuto pochi giorni fa a Milano Arch Week nel nostro Patio di Architettura.


#ilPOLIMIrisponde: Cos’è ChatGPT e quali sono i rischi?

Chat GPT è un chatbot creato con la più recente tecnologia di intelligenza artificiale generativa.  È un sistema che genera risposte alle domande, al contrario di un motore di ricerca che cerca risposte disponibili sul web.  Si basa su un modello linguistico estremamente potente, con centinaia di miliardi di parametri, che è stato addestrato leggendo tutti i contenuti di alta qualità che si possono trovare nei libri e sul web. Viene poi trasformato in un chatbot, addestrandolo ulteriormente su un gran numero di conversazioni con persone reali.

Ma quali sono i rischi di questa tecnologia? Ce lo spiega Mark Carman, il nostro docente di Artificial Intelligence for Security.


Camillo Boito

Camillo Boito tra modernità e storia

Per il Politecnico di Milano,rappresenta sicuramente uno dei nostri padri fondatori, quelli a cui affidiamo il compito di rappresentare le radici della tradizione milanese e lombarda, portate con orgoglio nel confronto con la nostra odierna dimensione internazionale. Con Camillo Boito nasce la Scuola di Architettura del nostro ateneo, che lui diresse per ben quarant’anni, traghettandola ai primi del Novecento.

Vi proponiamo il ritratto di un uomo realmente moderno, che affondò nella storia le ragioni del rinnovamento dell’architettura. Un intellettuale guidato dalla volontà di contaminazione tra arte accademica e tecnologia, in grado di gettare le basi per la nuova figura professionale dell’architetto moderno.

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