Newsletter n. 20 – Una ricerca sempre più consapevole

Eccoci all’ultimo numero di Frontiere per quest’anno, per come intendiamo questa scansione temporale nelle università e nelle scuole. Anche quella che dovrebbe essere la stagione della spensieratezza e del disimpegno, ci pone davanti a delle riflessioni, a dei punti di (ri)partenza per la stagione futura.

Temperature sempre più alte, eventi atmosferici straordinari, clima imprevedibile: l’inizio di questa estate non è stato dei più tranquilli. Abbiamo il classico elefante in salotto che non possiamo più far finta di ignorare.

Sicuramente non lo fanno nei nostri laboratori, dove una generazione di giovani ricercatori, sensibili a questi temi, lavora già da tempo su progetti che affrontano il delicato equilibrio tra genere umano e ambiente, tra transizione energetica e sviluppo sostenibile.

Così vi proponiamo tre diversi punti di vista sul futuro: riportare la natura nella città, grazie a sempre nuovi alberi; garantire l’accesso all’energia ai paesi in via di sviluppo, attraverso la cooperazione internazionale; trasformare un prodotto di scarto in una risorsa, come nel caso dello stoccaggio della CO2.

Inoltre, con una ricercatrice biomedica esploreremo un altro dei temi che domineranno la ricerca del prossimo futuro: quello della medicina personalizzata, in questo caso in ambito cardiovascolare.

Appuntamento a settembre con un nuovo anno di ricerca. Più precisamente, il 160° del Politecnico di Milano.


Cattura e stoccaggio della CO2 per la lotta al cambiamento climatico

Lotta al cambiamento climatico e riduzione delle emissioni di gas serra sono le sfide dell’attualità, lo sappiamo bene. In questa incessante ricerca di soluzioni innovative, si esplorano tecnologie emergenti per lo stoccaggio dell’anidride carbonica.

L’obiettivo è catturare la CO2 riversata dagli scarichi degli impianti industriali che la producono in quantità importante, per conservarla a lungo termine. Ci sono diverse tecnologie allo studio: lo stoccaggio geologico in depositi fossili esausti; lo sfruttamento di processi naturali come la fotosintesi; l’assorbimento in solidi che non rappresentino un pericolo

Il professor Piero Macchi e la dottoranda Selene Varliero, che ha svolto un periodo di ricerca a Creta, approfondiscono per noi il tema dello stoccaggio della CO2 in acqua.


Salvare la biodiversità partendo dalle città

Temperature ed eventi meteorologici straordinari ci pongono domande importanti sul rapporto con il nostro pianeta. È possibile convivere pacificamente con l’ambiente o addirittura renderlo un alleato per la nostra salute?

Forestami è un progetto che cerca di andare in questa direzione. Il suo obiettivo è semplice, vicino, comprensibile: migliorare la qualità dell’aria piantando tre milioni di nuovi alberi e arbusti, con un impatto importante sulla Città Metropolitana di Milano.

Maria Chiara Pastore, docente e ricercatrice in urbanistica, ci ha spiegato come si sia partiti dall’analisi del territorio e delle sue problematiche: dalle isole di calore ai suoli permeabili e impermeabili, al ruscellamento, per poi metterle in relazione con la superficie fogliante delle chiome degli alberi. A cinque anni dall’inizio del progetto, ci illustra un primo bilancio.


L’energia al servizio dello sviluppo umano

Come può convivere il tema della transizione energetica, che non è rimandabile, con il fabbisogno di energia necessario alla crescita dei paesi in via di sviluppo?

Ne abbiamo parlato con Nicolò Stevanato, ricercatore che partecipa al progetto LEAP-RE una partnership a lungo termine tra Unione Europea e Unione Africana per la ricerca e l’innovazione sulle energie rinnovabili.

Abbiamo riflettuto su come l’energia sia considerata un bene umano strumentale, perché permette di raggiungere i beni umani primari, migliorando il proprio status di educazione, igiene, salute. “La transizione energetica deve essere pensata per le persone”, è la conclusione. Ed è per questo che il suo gruppo di lavoro opera in diverse parti del mondo, a stretto contatto con i decisori politici, i privati e la società civile.


#IlPOLIMIRisponde: Come funziona il navigatore satellitare?

Il navigatore satellitare è uno strumento che sfrutta i sistemi satellitari di posizionamento, quali il GPS e i sensori installati nel dispositivo su cui viene utilizzato, per correlare la posizione dell’utente con la cartografia digitale del territorio. Il suo scopo è quello di selezionare, indicare i percorsi tra un punto di partenza e un punto di destinazione e fornire poi all’utente informazioni utili durante lo svolgimento del percorso.

Come funzionano i moderni navigatori satellitari che troviamo oggi installati nei nostri smartphone, smartwatch e nei sistemi di infotainment dei veicoli?

Ce lo spiega con un video Daniele Oxoli, docente di Sistemi Informativi Territoriali.


Prevedere il rischio cardiovascolare grazie a modelli computazionali

Negli ultimi anni, campi di studio un tempo giudicati distanti, quali l’ingegneria e la medicina, la biologia e la chimica, si sono sempre più avvicinati in quell’approccio olistico che chiamiamo “Scienze della vita”. E in campo biomedico, i ricercatori del Politecnico lavorano intensamente.

Prendiamo ad esempio i pazienti cardiovascolari. Riconoscere in anticipo i pazienti a rischio di infarto porterebbe indubbi vantaggi per tutti: da una parte intervenire più rapidamente nei casi critici; dall’all’altra, evitare trattamenti inutili per chi ha rischio non è. Ma come riuscire in questa valutazione? È qui che arriva l’ingegneria: grazie a modelli computazionali, sarà possibile in futuro sviluppare trattamenti completamente personalizzati, nell’ambito della medicina di precisione, direttamente seduti davanti a un computer.

La ricercatrice Anna Corti sta proprio lavorando su questo al B3Lab, con il progetto AI-CORPS. L’abbiamo incontrata per farci spiegare come tutto questo potrà essere possibile.

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