Newsletter n. 1 – Una nuova newsletter per raccontare un mondo

Ricerca. La nostra newsletter parte da qui. Da queste sette lettere e da una sola parola, dietro a cui si nasconde un mondo. Quel mondo, vastissimo, vogliamo cominciare a raccontarlo. Con un nuovo stile, con un nuovo format. E con una grande attenzione alle storie di chi la ricerca la fa ogni giorno e, alcune volte, anche ogni notte.

Storie di donne e uomini che, da oggi, racconteremo su Frontiere, il nuovo canale di comunicazione che il Politecnico (anzi, diamogli subito del tu e chiamiamolo semplicemente Poli) dedica alla ricerca e ai ricercatori. Sarà una newsletter, ma anche tanto altro. Con un obiettivo ben preciso e reso esplicito già dal nome: esplorare nuove frontiere. Le frontiere della ricerca, sì, ma anche della vita di tutti i giorni. Perché forse non ce ne rendiamo conto, ma la ricerca muove i fili del mondo del futuro.

Spesso ci può quasi sembrare che nei laboratori e nelle aule più remote del nostro Poli i ricercatori siano in qualche modo avulsi dalla realtà esterna. Che si occupino di cose troppo complicate, totalmente incomprensibili per le persone cosiddette “comuni”. E invece anche dietro alla ricerca ci sono persone comuni, con volti, emozioni e percorsi straordinari alle spalle (e speriamo anche davanti).

In questo spazio proveremo a dire al mondo che la ricerca va accompagnata giorno dopo giorno, non solo celebrata nel momento in cui diventa qualcosa di concreto. Perché c’è tanto sudore dietro a un lavoro di ricerca. E sentiamo il bisogno di valorizzarlo, quel sudore, e provare a farlo arrivare a tutti. Ok, magari una goccia di sudore che vi arriva addosso non è la miglior immagine che potevamo dare per cominciare questa nuova avventura. Ma preferiamo non scadere nella retorica e dirvi le cose come stanno. Potevamo usare la parola “sacrificio”, ma abbiamo preferito un concetto quanto più possibile concreto. Proprio come vogliamo che sia la ricerca.


IL FIUTO DI SELENA SIRONI

Selena Sironi nel suo laboratorio al Politecnico di Milano

Per la nostra prima intervista abbiamo scelto una donna. Una ricercatrice che alla fine degli anni Novanta ha avuto un’idea che a primo impatto potrebbe sembrare bizzarra: studiare gli odori. O meglio, i cattivi odori. “Avevo 25 anni e in pochi credevano che misurare gli odori fosse una disciplina da affrontare con rigore e metodo scientifico”. E invece ha avuto ragione lei, Selena Sironi, oggi responsabile del Laboratorio Olfattometrico del CMIC (Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”). Ci ha raccontato la storia sua e del laboratorio su Frontiere, chiudendo con un consiglio alla sé stessa di 20 anni fa: “La consapevolezza nelle proprie capacità cresce con l’età, per questo mi direi di credere in me stessa”. Se volete leggerla, la trovate qui.


GLI INCONTRI DI FRONTIERE: ANUPAMA E IL VUOTO POSITIVO

Di solito, quando parliamo di vuoto, lo facciamo con un’accezione negativa. C’è chi si affretta a riempirlo, il vuoto, e chi semplicemente lo soffre. E invece, grazie ad Anupama Kundoo (nella foto), abbiamo capito che il vuoto può avere anche un valore positivo. L’architetta indiana ci ha parlato di questo e tanto altro in una lunga intervista che ci ha concesso su Frontiere, all’interno di una rubrica che abbiamo chiamato Incontri. Qui ospiteremo le personalità più rilevanti che verranno in visita al Politecnico, come appunto Anupama che a marzo scorso ha tenuto una lectio magistralis in occasione del 10° Premio Michele Silvers. Se siete appassionati di architettura, ma anche se non lo siete, dovete assolutamente leggerla.


LA FOTONOTIZIA

Pagina dell'agenda datata 11 marzo 2020, con la scritta a penna in corsivo "Fatta la polichina".
“Fatta la Polichina”, 11 marzo 2020. Sì, è una citazione del ben più celebre appunto del premio Nobel Giulio Natta: “Fatto il polipropilene”, 11 marzo 1954. Pezzi di storia del Politecnico, che potete trovare anche all’interno della mostra Made in Polimi all’ingresso del Rettorato in piazza Leonardo. Ma intanto su Frontiere ripercorriamo in un articolo i 100 anni che ci hanno portato dall’Amuchina alla Polichina.

IN VIAGGIO TRA I LABORATORI DEL POLI

GVPM ed LPM. Messe così, sono due semplici sigle. E invece sono due fra i laboratori più importanti del nostro ateneo. Le prime tappe del nostro lungo viaggio alla scoperta delle eccellenze del Politecnico. Lo faremo attraverso le immagini: foto, video e anche le parole di chi quelle eccellenze le preserva ogni giorno. Ma torniamo alle due sigle. GVPM sta per Galleria del Vento del Politecnico di Milano: ci siamo stati, e Marco Belloli ci ha raccontato come funziona. Tra l’altro quest’anno compie 20 anni, essendo nata nel 2001. È nato addirittura nel 1927, invece, LPM, che sta per Laboratorio Prove Materiali. Il direttore scientifico in questo caso è Virginio Quaglini, che ci ha spiegato cosa si fa là dentro e perché è molto importante per la nostra vita di tutti i giorni.


LA MENTE DIETRO AL GIURIATI

Il progetto originario del Campo Sportivo Comunale

Se siete passati da quelle parti nelle ultime settimane, ve ne sarete già accorti. Il Giuriati è stato completamente rinnovato: 12 discipline praticabili in circa 36mila metri quadri di superficie; ma per i dettagli vi rimandiamo al sito dedicato. A maggio c’è stata anche la bellissima cerimonia di inaugurazione (qui per riviverla tutta), e allora noi di Frontiere ne abbiamo approfittato per andare alle origini di questo storico impianto sportivo. E soprattutto per ripercorrere la vita della mente che lo ha progettato, quella dell’ingegnere Luigi Lorenzo Secchi, uno degli Alumni più prestigiosi del Politecnico di Milano.

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