Che cos’è la Ricerca, per Paolo Schito

In questo spazio il ricercatore si racconta in prima persona. Immaginatevelo come un grande diario della Ricerca a cui ciascuno può aggiungere una sua esperienza, un suo racconto o, più semplicemente, la sua pagina. Partiamo da Paolo Schito, laureato in Ingegneria Aerospaziale ed esperto di Ingegneria del Vento

Cara Ricerca,

ho atteso un po’ di tempo prima di scriverti, perché ogni giorno scopro nuove sfaccettature nelle mie attività di ricercatore. Ma adesso voglio finalmente scriverti quello che penso.

Nel caso te ne fossi dimenticata, il mio interesse è nel campo dell’interazione del vento con le strutture.

Sono nato e cresciuto a Venezia-Venezia – come rispondo di solito – e se ancora qualcuno non ci crede gli specifico all’Isola della Giudecca. Per me il contatto con l’acqua e con il vento è naturale. Fin da ragazzo ho praticato la voga alla veneta (quella in piedi come i gondolieri) e la vela, oltre a girare per la città in “barchino” a motore, che è di fatto il motorino dei veneziani. Ho poi sperimentato gli effetti dell’acqua e del vento sulle barche. Dopo il liceo mi sono trasferito a Milano per studiare – ovviamente -Ingegneria Aerospaziale, pensando anche all’aerodinamica delle automobili. Durante l’università ho passato molto tempo a fare competizioni veliche di buon livello in giro per il Mediterraneo e cercando una tesi ho parlato con il compianto professor Fabio Fossati che mi ha proposto di lavorare sull’aerodinamica delle imbarcazioni a vela. Mi sono anche dedicato alle prove in Galleria del Vento e alla fluidodinamica numerica per definire i compensi per fare le classifiche delle regate d’altura.

Paolo Schito in barca a vela

Nessuno prima della tesi avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che sarei rimasto in università. E invece la curiosità e la voglia di imparare e conoscere a fondo la fluidodinamica numerica – che pensavo potesse diventare una professione – mi ha portato ad iscrivermi al dottorato in Ingegneria Meccanica.

Durante il dottorato ho potuto partecipare a diversi progetti in Galleria del Vento su temi come la fluidodinamica computazionale (carichi del vento su edifici, effetti del vento trasversale sui treni, aerodinamica dei veicoli), per poi fare la tesi di dottorato sulla modellazione numerica del flusso attorno ad una turbina eolica.

Mi sono trovato anche a insegnare, iniziando con le esercitazioni di un corso di cui ora sono il titolare: Aero-idrodinamica della vela. Per me si tratta di un corso bellissimo, perché unisce la mia passione alla didattica. E poi poter trasmettere la fisica di un’imbarcazione a vela agli studenti è una grande soddisfazione. Al Poli è stata realizzata un’imbarcazione laboratorio di 10 metri, unica nel suo genere: è possibile navigare e allo stesso tempo misurare gli effetti del vento e dell’acqua sull’imbarcazione, in pratica il sogno di qualsiasi velista curioso e appassionato di fisica.

Dopo il dottorato non mi sono occupato solamente di vento, ma con i miei colleghi del dipartimento di Meccanica abbiamo girato l’Italia per l’omologazione del treno Frecciarossa 1000, che noi addetti ai lavori chiamiamo anche ETR1000 o V300 Zefiro. Per qualche anno ho seguito il treno, partecipando alle prove sperimentali sull’aerodinamica del treno lungo le linee ad alta velocità italiane. È stata un’avventura faticosa ma indimenticabile: ha creato un bel legame con i colleghi coinvolti e ci ha fatto crescere dal punto di vista scientifico e professionale.

L’aerodinamica dei treni, effettuata con prove su treni veri e con test in Galleria del Vento, mi ha portato anche ad effettuare ricerche utilizzando la fluidodinamica numerica ed è poi stata estesa anche ai veicoli su gomma come autoveicoli e veicoli pesanti. Questo ambito mi piace molto perché, come i treni, è vicino alla vita di tutti i giorni. L’aerodinamica applicata alle comuni situazioni è ciò che mi ha spinto a studiarla: l’interazione del vento con le vele, con le turbine eoliche, con gli edifici e con gli oggetti in generale, così come l’aerodinamica dei veicoli sono per me una fonte continua di argomenti di ricerca.

Paolo Schito in questa foto è il primo da sinistra

Appena al Poli hanno reso possibili i corsi Passion in Action, ho subito proposto il corso di Aerodinamica del Veicolo, che fin dalla prima edizione ha riscosso un ottimo successo con gli studenti. Il corso spazia dalla teoria alla pratica e così ho costruito una piccola galleria del vento. L’ho realizzata perché potesse essere utilizzata dagli studenti in autonomia. Fare una prova in galleria del vento consente infatti ai ragazzi di mettere in pratica tutto ciò che hanno imparato: bisogna progettare la prova, realizzare gli oggetti da testare, collegare gli strumenti di misura, effettuare la prova e analizzare i dati. Tutto questo non può essere insegnato in aula, ma gli studenti, con gli opportuni suggerimenti, possono impararlo con la pratica. E la loro soddisfazione quando raccontano il lavoro che hanno fatto, più o meno professionalmente, è molto gratificante.

Per me la Ricerca è curiosità, collaborazione, confronto, rigorosità e intuizione.

La Ricerca è fatta di momenti in cui sembra di essere finiti in un vicolo cieco. E momenti in cui invece scopri che la soluzione è sempre stata davanti ai tuoi occhi.

La Ricerca è un bellissimo mestiere e farlo con studenti brillanti è un piacere ancora più grande.

Sono convinto che non appena sarà finito questo periodo di emergenza, e non serviranno più le mascherine, fare Ricerca sarà ancora più gratificante.

Tuo,
Paolo Schito

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