Il debutto dell’energia elettrica con Giuseppe Colombo

La centrale elettrica via Santa Radegonda

Ventisei dicembre 1883. Alla Scala sta per debuttare “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli, come opera inaugurale della stagione. In quel periodo, la tradizione di inaugurare la stagione teatrale la sera di Sant’Ambrogio non era ancora consolidata. Oltre a orchestra, cantanti e coristi era pronta a debuttare una nuova tecnologia. L’energia elettrica faceva il suo esordio illuminando per la prima volta un edificio pubblico in Europa, il Teatro alla Scala e le sue 2.450 lampadine. Dietro questa innovazione c’era Giuseppe Colombo, l’uomo che diventerà secondo Rettore del Politecnico di Milano, che aveva visitato i laboratori di Thomas Edison negli Stati Uniti. Colombo aveva acquistato i diritti per utilizzare in Italia i brevetti dell’inventore americano. Molti mesi prima dell’esordio teatrale, realizzò la prima centrale termoelettrica dell’Europa continentale nel cuore di Milano, in via Santa Radegonda, a pochi passi dall’abside del Duomo. La struttura, di tipo industriale con un tetto a doppia capanna e una ciminiera piuttosto alta, forniva energia alle attività circostanti, tra cui il Teatro alla Scala.

La ciminiera della centrale elettrica tra le guglie del Duomo di Milano

Gli esperimenti con l’elettricità erano all’epoca piuttosto rudimentali. La centrale termica, chiamata Jumbo in onore dell’elefante americano, fu la pioniera nel fornire illuminazione elettrica alla Scala. Nonostante fossero proibitivamente costose, queste centrali segnarono un nuovo capitolo nella storia dell’illuminazione. Negli anni successivi, la produzione di elettricità si spostò fuori dalla città, trovando posto nelle centrali idroelettriche. Inizialmente lungo i fiumi, poi sulle montagne. La costruzione di grandi dighe diede vita a una importante scuola italiana nei primi anni del Novecento. L’obiettivo era sfruttare gli invasi alpini creati grazie a queste strutture, portando l’elettricità alle industrie italiane che stavano emergendo all’inizio del secolo. Con il passare del tempo, Milano cancellò gradualmente le tracce di queste esperienze industriali dal suo paesaggio. La centrale di Santa Radegonda fu demolita, lasciando spazio a un nuovo edificio, oggi il cinema Odeon.

Giuseppe Colombo in un ritratto dell’epoca

Nato a Milano nel 1836 Colombo fu contemporaneamente un ingegnere, un industriale e un uomo politico. Dopo aver conseguito la laurea in matematica, dedicò il periodo tra il 1857 e il 1883 all’insegnamento della Meccanica alla Società d’incoraggiamento di arti e mestieri di Milano, estendendo poi la sua attività al Politecnico di Milano a partire dal 1865. Il suo impegno nella divulgazione scientifica e nella ricerca si concentrò principalmente sulla produzione e distribuzione di energia e sulla progettazione di impianti e macchinari industriali. Grazie a ciò, riuscì a diffondere idee e questioni tipiche di un approccio industriale non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra le élite dirigenti italiane. In un periodo in cui gran parte di queste classi propendeva ancora per una crescita basata sull’agricoltura, contribuì a introdurre nuove prospettive. Il suo coinvolgimento nelle dinamiche dell’imprenditoria lombarda fu significativo, collaborando strettamente con l’industriale della gomma Giovanni Battista Pirelli e con il magnate del cotone Eugenio Cantoni. Nel 1897 assunse la carica di direttore del Politecnico di Milano, mantenendola fino al 1911, e contemporaneamente ricoprì la carica di presidente del Consorzio degli istituti superiori di Milano.

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