Sul tetto (sostenibile!) d’Europa

Capanna Margherita

Graziano Salvalai è professore associato presso il Dipartimento ABC (Architecture Built environment and Construction engineering) e insegna Energy efficient buildings. Fa parte del gruppo di ricerca del Laboratorio RE3_Lab – Laboratorio di Recupero Edilizio ed Efficienza Energetica del Polo Territoriale di Lecco. È responsabile scientifico di numerose consulenze per la promozione dell’efficienza energetica in area alpina e per lo studio di sistemi tecnologici d’involucro innovativi. L’attività di ricerca è supportata dalla collaborazione a progetti sperimentali reali, come quello che ci ha raccontato qui.

Graziano Salvalai
Dal 2019 ha un progetto di ricerca dedicato alla Capanna Regina Margherita, il rifugio posto a 4556 metri sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa, come è nata questa opportunità?

La ricerca è nata dalla combinazione di molteplici fattori, primo tra i quali l’interesse mio e del collega Prof. Francesco Calvetti per la montagna in termini di accessibilità e sicurezza nonché della sostenibilità energetico-ambientale delle strutture ricettive di alta montagna. Il tema ha subito interessato alcuni studenti (prevalentemente del corso di laurea in ingegneria edile-architettura, dove insegniamo) spinti, in primo luogo, da una sincera passione verso la montagna e successivamente attratti dalle sfide multidisciplinari che la progettazione in alta montagna comporta e che vede la sperimentazione di materiali e soluzioni tecnologiche innovative insieme a metodi di cantiere non convenzionali come elementi cardine.

L’ambito montano si configura come un contesto di studio complesso e stimolante, carico di potenzialità, dove sperimentare pratiche progettuali attente alle ormai non più trascurabili urgenze della sostenibilità energetico ambientale e di rispetto del territorio e della memoria storica dei luoghi.

Prospetti Sud-Est e Sud-Ovest | progetto originale del 1978 del Geom. Carlo Milone. Fonte Comune di Alagna Valsesia

L’attività di ricerca scientifica si è consolidata nel maggio 2018, con la sigla della convenzione quadro, stipulata tra il Politecnico di Milano e il Club Alpino Italiano, che vede nel comitato misto di gestione per il Politecnico il sottoscritto, la Prof.ssa Manuela Grecchi e il prof. Francesco Calvetti. Oggetto dell’accordo è la collaborazione tra i due enti per la promozione di studi e ricerche volti all’innovazione tecnologica in alta quota, mediante iniziative e attività quali tesi di laurea, progetti, studi, ricerche e seminari.

La ricerca inerente alla Capanna Regina Margherita si inserisce in questo contesto e ha portato dapprima alla dettagliata analisi della situazione architettonica-tecnologica attuale e successivamente alla definizione di soluzioni per la riqualificazione tecnologica/funzionale spaziale nonché strutturale dell’ammasso roccioso su cui la struttura poggia.

Quali sono gli aspetti peculiari del rifugio più alto d’Europa?

In primis la posizione. Considerato che la quasi totalità dei rifugi, inclusi quelli strettamente alpinistici, servono come punto di partenza o di appoggio intermedio per una lunga traversata o per l’ascesa in vetta, la Capanna Osservatorio Regina Margherita è una struttura unica nel suo genere: situata a 4556 metri s.l.m., sulla cima del più esteso massiccio delle Alpi (Punta Gnifetti, massiccio del Monte Rosa) caratterizzato dalla maggiore elevazione media, il rifugio rappresenta di per sé, infatti, un punto di arrivo.

Fondamentale punto di riferimento per le operazioni di Soccorso Alpino e parte del patrimonio storico-culturale del Club Alpino Italiano, il Regina Margherita è un edificio peculiare che detiene diversi “record” legati alla quota, tra cui quello di essere ancora oggi il rifugio più alto d’Europa. Dedicata alla Regina Margherita di Savoia – che vi pernottò nel 1893, anno dell’inaugurazione -, la struttura affaccia verso est direttamente su quella che è considerata la più alta parete, nel suo genere, delle Alpi: oltre duemila metri di ghiaccio, neve e roccia, che le conferiscono un aspetto “himalayano”.

Capanna Margherita
Vista dello stato di fatto (foto Welf Arnoldo)

Se da un lato l’unicità della posizione in cui si trova il rifugio costituisce una fonte di problematiche anche ambientali di non semplice soluzione, dall’altro crea interessanti opportunità di ricerca in diversi campi e discipline, dalla medicina alle scienze della terra, alla meteorologia. L’edificio, infatti, non è considerato solo un semplice rifugio per alpinisti, bensì una struttura complessa che offre la possibilità di agevolare e stimolare la ricerca scientifica negli ambienti di alta montagna. Da qui la duplice denominazione: “Capanna”, come rifugio per gli alpinisti, e “Osservatorio”, poiché ospita un importante laboratorio adibito alla ricerca scientifica.

Quali sono gli obiettivi del progetto di riqualificazione della Capanna Margherita?

Il progetto di riqualificazione tecnologico-costruttiva del rifugio prevede, in particolare, il miglioramento delle prestazioni dell’involucro e del sistema impiantistico dell’edificio sia per quanto riguarda la produzione, lo stoccaggio e la gestione dell’energia che per la sua distribuzione. Oltre alle verifiche prestazionali sono stati ipotizzati diversi scenari di rifunzionalizzazione spaziale, resi necessari per far fronte alle nuove e mutate esigenze turistiche e per facilitare la gestione della struttura ricettiva e dei relativi servizi offerti. Ulteriori analisi di modellazione sono state condotte per la valutazione della stabilità, sul medio-lungo periodo, delle condizioni dell’ammasso roccioso su cui la struttura insiste e che risulta fortemente sollecitato dall’innalzamento delle temperature registrate negli ultimi decenni in quota.

Ricostruzione BIM
Quanto è importante oggi ripensare questo tipo di strutture?
Oggi la progettazione è pensata nel segno della sostenibilità ambientale ed energetica, dell’accoglienza e dei servizi, dell’accessibilità, come si coniugano tutte queste esigenze con quelle conservative?

Le tendenze turistiche in atto evidenziano la crescente attenzione nei confronti del contesto naturalistico ambientale, risorsa che è vista sempre più come occasione di benessere, ricreazione fisica e psicologica, nonché come via di attuazione del distanziamento sociale in risposta alla recente epidemia sanitaria. L’escursione in montagna e la sosta – temporanea o su più giorni – presso strutture alpine sono sempre più frequenti, non solo per gli alpinisti ed escursionisti esperti, ma anche per una tipologia di turismo meno preparato e attrezzato, rappresentato da famiglie con bambini e giovani coppie. Intervenire quindi sulle strutture ricettive in alta quota, adeguandole ai nuovi scenari d’uso, è oggi di fondamentale importanza sia per questioni di sicurezza che di servizi e spazi a disposizione.

Ipotesi progettuale

In tale contesto la proposta progettuale per la Capanna Osservatorio Regina Margherita offre una possibile risposta a queste esigenze basata su un approccio olistico e multidisciplinare e che vede il tema della sicurezza, dell’accoglienza e della sostenibilità ambientale come temi cardine. Dato l’importante valore anche simbolico e culturale che spesso questi edifici assumono per la collettività, alle scelte tecnologiche e funzionali devono necessariamente essere affiancate considerazioni più generali legate alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico culturale di cui le strutture alpine sono portatrici e del relativo territorio del quale sono silenziosi guardiani.

La montagna è una sorta di laboratorio estremo, quali le sfide tecnologiche e costruttive da affrontare?
Dove cade la scelta delle tecnologie e dei materiali più adatti secondo lei?

In generale in contesti di alta montagna, quale Punta Gnifetti su cui sorge il Regina Margherita, le difficili condizioni ambientali dovute alla quota (temperature estremamente basse, forti raffiche di vento e minor pressione atmosferica, da cui deriva una minor quantità di ossigeno) si sommano alle criticità legate alle caratteristiche morfologiche del luogo, come la mancanza di spazio e la forte esposizione, rendendo qualunque attività costruttiva su queste strutture una vera e propria sfida ingegneristica. Anche l’approvvigionamento di risorse e materiali è un tema di centrale importanza, che spesso richiede infatti specifiche operazioni di elitrasporto da valle. Per questi motivi, in fase di costruzione o riqualificazione, la scelta delle tecnologie e dei materiali si basa generalmente su parametri quali leggerezza, sostenibilità, prestazioni elevate, disassemblabilità e praticità di installazione, al fine di agevolare non solo le operazioni di costruzione ma anche e soprattutto la manutenzione nel tempo.

Ipotesi progettuale laterale
In generale come ci possiamo immaginare il Rifugio del futuro?

Il rifugio del futuro deve necessariamente essere progettato all’insegna dell’autosufficienza energetica, del comfort per gli utenti, del rispetto del luogo e della memoria storica in linea con le attuali sfide promosse a livello nazionale ed europeo in termini di sostenibilità ambientale. Il nuovo paradigma prevede quindi non più il rifugio come semplice ricovero, ma come vero e proprio alloggio anche per periodi di sosta prolungati, con adeguati standard in termini di comfort e salubrità con l’ambizione di servire da laboratori di sperimentazione tecnologica, dove l’IOT, la domotica e l’efficienza energetica sono elementi essenziali per garantire controlli ed interventi di manutenzione mirati. Il funzionamento sarà sempre più basato su sistemi tecnologici integrati capaci di sfruttare al massimo le possibilità messe a disposizione dall’ambiente, producendo il minimo scarto.

Team di lavoro
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