Il Design nasce al Politecnico di Milano

Interni del Campus di Bovisa Candiani

Il primo corso di laurea in Italia in Disegno Industriale

Milano ha alle spalle una lunga tradizione nella pratica e nella professione del design, che nasce a inizio secolo dalla cultura materiale dell’artigianato e dell’industria lombarda e che esplode con originalità e autorevolezza a partire dal dopoguerra, negli anni ’50.

Il Disegno industriale è la pratica che sovrintende alla progettazione e valorizzazione dei prodotti industriali, integrando culturalmente le discipline di progetto con quelle tecnologiche e del management.

È proprio Milano, con il nostro Politecnico, il luogo elettivo per la nascita, nel 1993, del Corso di laurea in Disegno industriale. A molti sembrerà incredibile, ma nel Paese icona del design mondiale, fino a quell’anno non esisteva ancora alcun corso riconosciuto a livello accademico.

Già in quegli anni il Politecnico è un luogo di formazione all’avanguardia, punto di incontro di culture diverse che uniscono gli studi architettonici e artistici, caratterizzati dalla creatività e dallo studio dei problemi della forma, insieme a quelli tecnici, scientifici e dell’ingegneria.

Molti dei docenti erano alcuni dei maestri del design italiano: Carlo de Carli e successivamente Achille Castiglioni, ordinari di Arredamento e Architettura degli interni; Marco Zanuso e Raffaella Crespi, designer e ordinari dell’area tecnologica.

Ad avviare quel percorso fu un piccolo gruppo di nostri docenti, tra cui Tomás Maldonado (fondatore del primo dottorato di ricerca in Design in Italia nel 1990) e Cesare Stevan, con l’affidamento della gestione e sviluppo della facoltà ad Alberto Seassaro. Questi fu anche il primo Presidente del Corso di Laurea in Design (dal 1994 al 2003) e successivamente il primo Preside della Facoltà (dal 2000 al 2010).

Forti della loro esperienza di ricerca, di didattica e della loro capacità di visione, riconobbero con chiarezza, fin dai primi anni Novanta, l’urgenza di formare nuovi professionisti capaci di affrontare autonomamente le tematiche inerenti alla progettazione e pianificazione di prodotti e di processi produttivi. Ma non solo.

A partire dalle proprie origini, la Scuola ha puntato a formare un designer inteso come un professionista dalla visione complessa, multidisciplinare, operativa ma anche critica, per interpretare la complessità stessa del contesto in cui si sarebbe trovato ad agire.

Essi possiederanno anche gli strumenti culturali e critico-analitici per problematizzare tali tematiche, per comprendere, guidare e sollecitare i profondi mutamenti che si stanno verificando nel contesto socioeconomico, tecnologico e ambientale in cui l’attività del disegnatore industriale si svolge.

dal documento istitutivo del Corso di laurea in Disegno industriale, a proposito dei laureati del nuovo corso
Tomas Maldonado
Tomás Maldonado

Una nuova Scuola

L’indipendenza rispetto ai corsi di laurea di architettura si attuò successivamente, dal 2010 al 2015.

Fin dalle origini, i corsi di laurea offerti dalla Scuola si sono caratterizzati per uno specifico rapporto con le aree produttive dell’intorno territoriale. La forza del design italiano era ed è legata alle diffuse realtà artigianali di qualità che costituiscono l’avvio delle realtà imprenditoriali del territorio.

L’abitudine concettuale nata dal rapporto con l’artigianato diverrà una costante nello sviluppo dei corsi, che elaboreranno una metodologia didattica del learning by doing che caratterizzerà in modo originale la didattica del Politecnico e, di conseguenza, l’approccio italiano alla didattica del design, rispetto all’esperienza empirica anglosassone caratterizzata da una forte impronta beaux arts o da quella di matrice bahausiana caratterizzata da estremo rigore scientifico.

A tale proposito, fondamentale risulterà la realizzazione del sistema di laboratori voluto e progettato da Alberto Seassaro, per permettere una didattica di qualità attraverso la pratica conoscenza delle specifiche strumentazioni e l’affiancamento ai docenti di tecnici specifici con conoscenze e qualità progettuali tali da aiutare lo studente nella prototipazione ed eventuale produzione di prodotti finiti e funzionanti.

Alberto Seassaro
Alberto Seassaro

Il corso di laurea magistrale in Design del Sistema Prodotto-Servizio

Uno dei momenti fondamentali della Scuola è stato quello dell’avvio, nel 2005, del Corso di laurea magistrale in Design del Sistema Prodotto-Servizio.

L’intento era quello di accogliere i numerosi studenti internazionali interessati a studiare design a Milano. L’obiettivo era di delineare un programma sufficientemente ampio e trasversale capace di attrarre e di formare progettisti dalla visione ampia, sistemica, in grado di affrontare problemi complessi e di apportare innovazione sostenibile nel sistema delle imprese, nelle istituzioni e nella società contemporanea. L’impostazione data mirava da un lato a veicolare l’identità e le peculiarità del design made in Italy, per tradizione caratterizzato da un’elevata trasversalità; dall’altra a mettere in relazione tale approccio con le dinamiche d’innovazione in atto a livello globale.

Si sono poi introdotti diversi percorsi, ampliando l’ambito della formazione dai settori tradizionali del made in Italy alle nuove frontiere dei prodotti intangibili.

L’internazionalizzazione

Un altro aspetto che si è rivelato strategico è stato l’introduzione per la prima volta a livello nazionale in un corso di design dell’insegnamento in lingua inglese.

Fu una scelta determinante per lo sviluppo della Scuola. Alla permanenza degli studenti si è aggiunto l’aumento delle immatricolazioni degli studenti internazionali e le preferenze di quelli di scambio. Sono aumentati anche i docenti internazionali che hanno potuto insegnare nelle aule del Politecnico, portando competenze e punti di vista anche molto lontani da quelli autoctoni.

A testimonianza di questo importante ma necessario sforzo, c’è il QS Ranking, prestigiosa classifica che valuta le più importanti università del mondo. Nell’ambito di “Art & Design”, basato sulla reputazione sia accademica che del mercato del lavoro, ha proiettato la Scuola del Design ai vertici della classifica fino a ricoprire l’attuale quinta posizione mondiale.

Murales al campus Bovisa Candiani
Murales al Campus Bovisa Candiani

La creazione del Polimi Design System

La Scuola del Design, il Dipartimento di Design e il consorzio POLI.design costituiscono il Polimi Design System, un insieme integrato che sviluppa ricerca, prepara giovani designer, progetta ed eroga corsi e master per la formazione continua, in connessione con imprese, enti e istituzioni.

Il consorzio POLI.design viene costituito nel 1999. È proprio attraverso lo strumento dei Consorzi che si è passati ad una vera didattica internazionale.

Il Dipartimento INDACO, acronimo di Industrial Design, Arti, Comunicazione e Moda, nacque nel 2002 come primo dipartimento italiano per la ricerca del design. Il suo nucleo fondante integrava teorie, metodi, strumenti, tecniche, poetiche e culture del design, del progetto, degli artefatti materiali, comunicativi e di servizio, ovvero del sistema-prodotto e del sistema-ambiente, propri delle economie industriali avanzate.

Gli anni della fondazione furono permeati da grandissima energia, da un’incessante sperimentazione, dall’invenzione di modelli organizzativi: anni magmatici e difficili in cui Alberto Seassaro trascinò il gruppo di colleghi nel suo vortice di visione e di intelligenza del futuro.

Il Dipartimento di Design così come lo conosciamo oggi, è nato nel 2013 dal Dipartimento INDACO, nell’ambito del nuovo statuto dell’Ateneo. Attraverso questa nuova denominazione, vengono abbandonate le diverse declinazioni e riaffermato il termine “design” in tutta la sua forza, poliedricità, bellezza e ambiguità, focalizzando l’attenzione sul design inteso come progetto.

L’unitarietà nasce dall’interiorizzazione delle lezioni dei maestri che ci hanno preceduti: l’insegnamento che proviene dal guardare il mondo sempre con uno sguardo disincantato, critico, che non si accontenta di quanto c’è, ma che è spinto continuamente alla ricerca di nuovi equilibri nelle relazioni tra persone, oggetti, ambienti.

Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Preside della Scuola del Design 2010-2015

La recente “riunificazione” delle tre istituzioni — la Scuola, il Dipartimento e il Consorzio — nello stesso luogo, ovvero il Campus di Bovisa Candiani, si è rivelata essere una straordinaria opportunità.

Dettaglio del Campus Bovisa Candiani

Il presente e il futuro

Sono passati quasi trent’anni dall’inizio di questa avventura, e dai corridoi del Politecnico sono passati tanti grandi maestri, che hanno dato nutrimento alla nostra tradizione e fatto dono del loro prestigio, collaborando alla costruzione di un ricchissimo patrimonio culturale: solo per citarne alcuni, Franco Albini, Gio Ponti, Alberto Rosselli, Piergiacomo e Livio Castiglioni, Richard Sapper, Jonathan De Pas Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, Gae Aulenti, Alberto Meda, Tomás Maldonado, Vico Magistretti, Angelo Mangiarotti, Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Bob Noorda, Italo Lupi, Andrea Branzi, Michele De Lucchi, Ico Migliore, Mario Piazza, fino ai più giovani Fabio Novembre, Odo Fioravanti, Raffaella Mangiarotti, Francesco Franchi.

La comunità dell’intero Polimi Design System sfiora oggi le 800 persone, tra docenti, ricercatori, assegnisti, dottorandi e staff.

La complessità è aumentata sotto molti punti di vista. Il design ha continuamente ampliato il proprio campo d’azione ed è stato costantemente sottoposto a una ridefinizione teorica. Il Politecnico di Milano, però, ha sempre avuto la capacità di adeguarsi a questi cambiamenti.

Ultimo corso nato è il corso in Digital & Interaction Design, per la prima volta ideato con un assetto “trasversale”, incentrato sulle tematiche dell’innovazione digitale e dell’interazione, ma declinato in diversi ambiti del design.

Nel 2018 il Dipartimento ha vinto il bando “Dipartimento di eccellenza” del Ministero dell’Università e della Ricerca.

Facendo tesoro della propria storia, il Sistema Design del Politecnico di Milano punta per il futuro sulla politecnicità e multisciplinarità: creare le basi per un eclettismo di approcci e di stili per i designer di oggi, favoriti da una “cassetta degli attrezzi” sempre più ricca di saperi e di applicazioni eterogenei.

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