HyperSKIN, la nuova frontiera per la diagnosi e il trattamento dei tumori della pelle non melanomi

Si è appena aggiudicato un finanziamento da ERC, lo European Research Council, il progetto HyperSKIN, un dispositivo innovativo per diagnosi e trattamento di tumori della pelle non melanomi. La borsa ERC Proof of Concept 2024, della durata di 18 mesi, servirà a finanziare lo studio di fattibilità tecnico-commerciale per poter passare alla fase successiva, ovvero la commercializzazione del device. 

Abbiamo incontrato Paola Saccomandi, che è alla guida del team di ricerca al Lambda Lab (Laboratorio di Misure per Applicazioni Biomedicali), nel Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, per spiegarci il funzionamento di HyperSKIN. L’obiettivo è sviluppare un dispositivo contactless «che possa coadiuvare il processo decisionale, prima e durante un intervento chirurgico, nello stabilire con maggiore accuratezza i margini del tumore, fornendo un feedback istantaneo sulle regioni cutanee da preservare e su quelle da rimuovere, agendo come una biopsia digitale».

Andando poi a perfezionare i trattamenti dei tumori della pelle non melanomi (NMSC) basati sulla luce, attraverso l’ottimizzazione del settaggio della luce laser, il sistema potrà consentire di definire una soluzione senza danni collaterali, con riduzione al minimo dei danni ai tessuti sani circostanti, tempi di procedura brevi e risultati clinici elevati.

Il tema è molto sentito: secondo i dati forniti da GLOBOCAN, il Global Cancer Observatory dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nel 2022 si sono registrati 1.234.533 nuovi casi di NMSC a livello globale, di cui 330.062 in Europa (26,7% circa). Tra le cause di insorgenza più comuni, oltre al fattore dell’età, c’è ovviamente l’esposizione ai raggi UV, ma anche ad agenti chimici come l’arsenico.

Come funziona il sistema HyperSKIN?

«C’è una fase iniziale in cui si ottiene una sorta di impronta digitale di NMSC, con l’acquisizione di immagini attraverso una telecamera iperspettrale: non la tipica fotografia che corrisponde ai colori che noi vediamo normalmente, ma che comprende anche informazioni che rientrano nello spettro del non visibile. Le varie immagini corrispondono a diverse lunghezze d’onda, e si procede poi a una classificazione in base ai biomarcatori tissutali identificati, cioè le caratteristiche che contraddistinguono i tessuti normali da quelli tumorali: in base a queste informazioni, il sistema riconosce ciò che è tumore e ciò che non è tumore. In questo modo, si riescono a individuare in maniera più accurata i margini della neoplasia. E, a questo punto, c’è la possibilità di andare a trattare direttamente il tumore con una luce laser».

HyperSKIN laboratorio

Quindi questo sistema consentirebbe di asportare il più possibile anche le cellule intorno alla zona visivamente più evidente, che magari sono più distanziate e isolate?

«Esattamente. Uno dei problemi principali per i tumori della pelle è proprio la definizione del margine, se rimangono delle cellule tumorali c’è il rischio di recidive. Con le tecniche di diagnostica attuali, non si riesce a identificare sempre queste cellule, perché hanno un comportamento diverso a livello visivo».

Il focus è sui tumori della pelle non melanomi, ci può spiegare perché?

«A livello di procedura clinica, in presenza di un melanoma non si può fare un trattamento col laser, che va a bruciare la pelle, perché altrimenti il chirurgo non riuscirebbe a prelevare il tessuto per la diagnosi e la stadiazione della patologia maligna. Luce laser ad intensità ottimizzata e non rischiosa per il paziente potrebbe invece essere un’opzione con il non-melanoma, che è un cancro superficiale e localizzato, molto più frequente ma anche meno pericoloso del melanoma.Si spera che in futuro il sistema HyperSKIN possa trovare applicazione anche per la fase diagnostica e post-operatoria del melanoma».

HyperSKIN laboratorio

Si può dire che HyperSKIN è il frutto di un precedente progetto guidato dal Politecnico di Milano, anch’esso finanziato da ERC?

«Sì, si è sviluppato sulla scia del progetto Laser Optimal, per il monitoraggio intraoperatorio del trattamento dei tumori basato sulla luce. Era stata finanziata, con un ERC Starting Grant, la parte in cui abbiamo studiato come l’imaging iperspettrale va a valutare il danno termico causato dal laser, e ha poi portato a questo e ad altri progetti».

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