Dati, energia e diplomazia: la visione di Laura Cozzi per un sistema energetico giusto e globale

Laura Cozzi è tra le voci più autorevoli nel panorama internazionale della diplomazia energetica. Direttrice per la Sostenibilità, la Tecnologia e le Prospettive dell’International Energy Agency (IEA), coordina un team multidisciplinare che elabora i principali scenari globali su energia e clima. È tra le responsabili scientifiche del World Energy Outlook, documento di riferimento per governi, istituzioni e aziende in tutto il mondo. Dopo oltre vent’anni di carriera internazionale, è tornata al Politecnico di Milano – dove si è formata come ingegnera ambientale – per ricevere un dottorato di ricerca honoris causa, riconoscimento al suo contributo nel connettere dati, scienza e decisioni politiche.

Laura Cozzi
Laura Cozzi

In questa intervista, Cozzi racconta il valore personale e simbolico di quel riconoscimento, le trasformazioni in corso nei sistemi energetici globali, le sfide della cooperazione internazionale e il ruolo che l’Italia può giocare, in particolare nel dialogo con il continente africano. Riflette sul rapporto tra transizione energetica e sicurezza, sulle scelte industriali che l’accompagnano, e sulla necessità di una maggiore presenza femminile nei settori strategici. Con uno sguardo sempre ancorato ai dati, ma capace di includere visione di lungo periodo, pragmatismo operativo e responsabilità globale.

È tornata al Politecnico di Milano, dove ha studiato ingegneria ambientale, per ricevere un dottorato di ricerca honoris causa.Che significato ha per lei questo riconoscimento? E quanto ha contato la formazione ricevuta in Italia nel suo percorso internazionale?

«Sono partita dall’Italia nel 1999, e tornare per ricevere il dottorato dalla mia ‘alma mater’ è un onore incredibile. Dopo tanti anni all’estero non posso che affermare con certezza che il Politecnico di Milano forma élite che compete a livello mondiale con i migliori. Il mio percorso è stato determinato da ciò che ho imparato al Politecnico, non solo in conoscenza tecnica – ma la determinazione nella risoluzione dei problemi, il rifarsi sempre ai dati e al metodo scientifico, il rigore nei processi. Il dottorato al Poli è sempre stato un sogno – e posso dire che il 13 giugno un sogno è diventato realtà – grazie alla Magnifica Rettrice e l’intera commissione».

Laura Cozzi riceve il conferimento del dottorato ad honorem dalla Rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto

Come si costruisce un modello che tenga insieme la transizione ecologica, lo sviluppo economico e l’accesso equo all’energia?

«L’AIE modella scenari a lungo termine utilizzando il Modello Globale per l’Energia e il Clima, un modello unico nel suo genere che è stato ampliato e perfezionato nel corso di decenni, grazie al lavoro di generazioni successive di modellatori dell’AIE. Ho avuto il piacere di contribuire personalmente a questo processo, lavorando ai miglioramenti del modello da quando sono entrata a far parte dell’agenzia. I punti di forza del modello sono radicati nei dati, nella competenza multidisciplinare dell’AIE e nella nostra dettagliata analisi regionale e settoriale. Il suo ambito di applicazione ci offre una visione olistica del sistema energetico globale, permettendoci di identificare sinergie e compromessi tra diversi obiettivi politici. Ad esempio, raggiungere l’accesso universale al “clean cookin”ridurrebbe le emissioni globali di gas serra di 1,5 Gt CO2-eq all’anno, offrendo al contempo importanti benefici in termini di uguaglianza di genere e salute.

Sviluppare scenari globali che bilancino la sicurezza energetica, la sostenibilità ambientale e l’accesso all’energia tra gli altri obiettivi è una sfida tecnica e un esercizio strategico: Le proiezioni dell’AIE si basano su dati solidi e su una modellazione rigorosa, e sono informate da dialogo continuo con i governi, l’industria e la società civile sulle realtà del mondo dell’energia. I sistemi energetici crescono sempre più complessi, i nostri modelli devono riflettere queste complessità ed essere costantemente convalidati rispetto agli sviluppi del mondo reale».

Con pubblicazioni come il World Energy Outlook e l’Africa Energy Outlook, ha contribuito a orientare le strategie energetiche di governi e istituzioni. Quali sono oggi, secondo lei, le principali sfide per una cooperazione internazionale efficace nel settore energetico?

«Nel corso della mia carriera, ho assistito a un’evoluzione delle priorità nella cooperazione internazionale a livello energetico. Mentre la collaborazione per far fronte agli shock petroliferi rimane chiave, ad essa si affiancano nuove sfide – per esempio gli approvvigionamenti di materiali critici. La cooperazione multilaterale è essenziale perché l’uso dell’energia e il suo impatto sono interconnessi a livello globale e nessun Paese è un’isola in materia di energia.

Una sfida fondamentale – ma anche un’opportunità – nella collaborazione internazionale in campo energetico è la creazione di partenariati con l’Africa che vadano oltre le forme tradizionali di collaborazione e che producano un reale vantaggio reciproco. L’Italia ha un ruolo chiave da giocare, in quanto pioniera di questo tipo di collaborazione. Ciò significa non solo sostenere progetti energetici su larga scala, ma anche affrontare sfide come l’accesso al clean cooking. Esiste anche un crescente potenziale di cooperazione sulle catene di approvvigionamento strategiche, come la collaborazione con i partner africani per sviluppare la lavorazione e il trattamento locale dei minerali critici necessari per la transizione energetica pulita dell’Europa. Una cooperazione efficace richiede un allineamento tra i Paesi su priorità di ampio respiro, dalla lotta alla povertà energetica al sostegno allo sviluppo industriale. Questo è essenziale per garantire che la transizione energetica avvenga in modo equo e inclusivo. Con l’Africa Energy Outlook abbiamo cercato di mettere luce a un tema chiave, a cui mancavano dati per metterne a fuoco le soluzioni».

Coordina un team multidisciplinare e internazionale, in un campo strategico e in continua evoluzione. Come si guida una struttura di ricerca così complessa? E quali competenze ritiene fondamentali per chi voglia lavorare oggi nel mondo dell’energia?

«Dirigo il direttorato sulla tecnologia, gli scenari e la sostenibilità – con oltre 150 modellatori e analisti eccezionali da oltre 30 paesi con competenze e conoscenze diverse. Mi impegno a guidarli con determinazione, rigore scientifico, visione strategica e ascolto e rispetto per i diversi punti di vista e le diverse competenze. La complessità delle sfide energetiche odierne significa che nessuna disciplina o istituzione può avere tutte le risposte: la collaborazione, sia all’interno del team che con partner esterni, è essenziale. 

Per chiunque entri oggi nel settore dell’energia, sottolineerei una mentalità basata sull’approccio scientifico e i dati per permettere un solido processo decisionale, una forte collaborazione e capacità di comunicazione per lavorare tra discipline e culture diverse, e la capacità di collegare le base di conoscenze tecniche a contesti politici, economici e sociali più ampi».

Foto di Pok Rie

Guardando ai prossimi dieci anni, quale tipo di transizione energetica immagina come possibile — o auspicabile? E ci sono, secondo lei, segnali incoraggianti che spesso passano sotto traccia nel dibattito pubblico?


«Il prossimo decennio sarà decisivo per assicurare un sistema energetico sicuro, più pulito e economicamente conveniente per i consumatori. Questo è vero a livello mondiale, ma ancora più per l’Europa. Abbiamo pagato un prezzo altissimo per le scelte energetiche passate quando la Russia ha invaso l’Ucraina. La forte dipendenza a un solo combustibile – il gas naturale – ha pesato moltissimo per i consumatori e l’economia.

Per il prossimo decennio la diversificazione deve essere chiave – per il settore elettrico ci sono a disposizione molte tecnologie che producono a prezzi inferiori a quelli del gas, e sono più pulite – rinnovabili in primis. Ma la sfida energetica diventa sempre più sfida industriale e tecnologica –  la Cina è all’avanguardia per batterie, solare, veicoli elettrici etc. Un piano energetico per il prossimo decennio è di fatto un piano tecnologico e industriale che si deve basare sui punti di forza del paese e non omettere tecnologie chiave per la sicurezza energetica, industriale e nazionale. Nel 2023, la manifattura di energia pulita ha contribuito al 10% del PIL mondiale».

Lei è una figura di riferimento internazionale in un settore ancora oggi a prevalenza maschile. Come ha vissuto il suo percorso in questo contesto e quale messaggio si sente di dare alle giovani donne che vogliono lavorare nella ricerca o nella diplomazia energetica?

«Nel corso della mia carriera, a cominciare dagli studi universitari, mi sono spesso trovata in ambienti in cui le donne erano una netta minoranza. Secondo le ultime stime dell’AIE, solo il 20% circa dei professionisti del settore energetico sono donne, rispetto al 40% della forza lavoro globale. Tuttavia, nel corso della mia carriera ho assistito a un graduale miglioramento della parità e vedo che un numero sempre maggiore di donne sta seguendo una formazione in settori rilevanti per l’energia. Vedo anche donne incredibili che guidano il settore oggi, tra cui la professoressa Emanuela Colombo del Politecnico di Milano, la cui collaborazione è e continua ad essere preziosa per me.

Lavorare nel settore dell’energia richiede competenze tecniche, curiosità e perseveranza, e collaborazione e le donne apportano un enorme valore alla definizione di soluzioni per le transizioni energetiche. Alle giovani donne che aspirano a lavorare nella ricerca e nella diplomazia energetica, vorrei dire: la vostra prospettiva è necessaria, la vostra voce è importante e il settore non può permettersi di perdere il vostro talento. Circondatevi di mentori, abbiate fiducia nelle vostre capacità e siate proattive nel farvi avanti per ruoli di leadership. Man mano che crescete nella vostra carriera, sostenete anche le donne più giovani, condividendo le vostre esperienze e aprendo loro le porte. Il settore dell’energia si sta evolvendo e con esso le opportunità per le donne di guidare e plasmare il nostro futuro».

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