Si chiama Proxima il sistema brevettato che permette di progettare edifici caratterizzati da spazi dinamici e adattivi, in grado di evolversi in base alle diverse esigenze degli utenti e della tecnologia. Grazie alla modularità, è possibile riconfigurare facilmente gli ambienti, superando le limitazioni delle strutture tradizionali e rispondendo così alle nuove esigenze abitative. Il sistema è un passo importante verso una concezione più flessibile e sostenibile delle costruzioni, con un’attenzione particolare alla durata, all’intercambiabilità tecnologica e alla riduzione dell’impatto ambientale.

L’Idea
L’idea, sviluppata da una intensa attività di ricerca svolta dal 2017 nel corso di un Dottorato di Ricerca, nasce per rivoluzionare l’architettura e l’edilizia. Il sistema brevettato Proxima permette di progettare edifici con spazi interni dinamici e adattivi, superando la rigidità delle strutture tradizionali. Il concetto innovativo di modularità ibrida plug in consente di riconfigurare facilmente gli ambienti in base alle esigenze abitative e lavorative, offrendo una flessibilità senza precedenti nella progettazione e nell’utilizzo degli spazi.
L’organismo edilizio viene scomposto in due gruppi di sistemi edilizi: la struttura madre con un lungo ciclo di vita e una serie di componenti modulari e standardizzati chiamati “tecnomoduli” che concentrano i servizi tipologici e tecnologici degli spazi abitati e che sono concepiti per poter essere estraibili e sostituibili nel tempo.
Questo consente non solo di aggiornare i sistemi a più breve ciclo di vita senza ristrutturazioni invasiva, semplicemente sostituendo i tecnomoduli a fine ciclo, ma consente anche di specializzare i tecnomuduli con funzioni differenziate dando quindi all’edificio o a porzioni di esso la possibilità di modificare il layout interno o addirittura di cambiare funzione. Tecnomoduli residenziali possono essere ad esempio sostituiti con tecnomoduli per uffici o con tecnomoduli sanitari conferendo quindi all’edificio diversi livelli di adattività sia tipologica che funzionale di fatto configurando quello che potremo definire un edificio versatile universale.

Il cuore del brevetto
Il cuore del brevetto risiede nella sua capacità di integrare componenti tecnologici e servizi.
L’edificio viene concepito in due parti integrate: la struttura madre e i tecnomoduli.
La struttura madre, che ospita le principali dorsali impiantistiche, è pensata per una lunga durata (cento anni) e i tecnomoduli intercambiabili accolgono tecnologie plug-in (elettricità, idraulica e meccanica) e sono pensati per una durata di circa venti anni, questo per superare l’obsolescenza degli impianti tecnologici.
L’intercambiabilità dei tecnomoduli plug-in è facilitata dalla possibilità di scorrere sul sistema di slittamento per essere inseriti ed estratti dalla struttura madre dell’edificio.

Attraverso una serie di sensori è possibile, poi, raccogliere dati sui consumi legati all’uso degli spazi (energia elettrica e acqua). Ciò permette agli utenti di avere una comprensione diretta di come il loro comportamento impatti sui consumi, ma permettere anche al gestore degli immobili di ottimizzare i costi e le manutenzioni utilizzando la cosiddetta sensoristica comportamentaleche sfrutta sistemi di controllo e gestione da remoto per l’efficientamento.

Applicazioni
Proxima può essere utilizzato nelle residenze a basso costo e può rispondere bene alla domanda di residenza temporanea e ai nuovi modelli di vita e lavorativi che richiedono una sempre maggiore flessibilità con la possibilità di riconfigurare gli spazi interni in base alle esigenze.
Queste strutture ibride possono avere una interessante applicazione anche in contesti di completamento urbano, in aderenza a fronti ciechi, in lotti residuali e per rigenerare tessuti degradati. I tecnomoduli sono anche adatti a situazioni in cui è cruciale un continuo aggiornamento tecnologico e delle attrezzature come nel caso delle strutture sanitarie.

I vantaggi
Utilizzando il sistema è possibile ristrutturare senza azioni invasive grazie alla standardizzazione dei moduli da inserire e degli allacciamenti, così semplicemente estraendo un modulo e sostituendolo avremo ad esempio un nuovo bagno o una nuova cucina tecnologicamente all’avanguardia. Si inserisce il concetto di reversibilità della funzione dell’edificio sia di flessibilità della distribuzione degli spazi interni. Il vecchio tecnomodulo può essere ricondizionato e reinserito all’interno di un’altra struttura madre, in modo sostenibile e garantendo una completa flessibilità e adattabilità al mutare della domanda abitativa o lavorativa. Tutto questo aumenta la flessibilità delle costruzioni e riduce la carbon footprint degli edifici lungo l’intero ciclo di vita.

In che fase è Proxima
È stato sviluppato e presentato il primo prototipo di tecnomodulo, un passo che segna un importante traguardo nella realizzazione del progetto, avvicinando la tecnologia alla fase di commercializzazione.
Sviluppi futuri
L’obiettivo del Team è raggiungere un equilibrio di 70/30 tra i costi di realizzazione della struttura madre, delle centrali, delle dorsali principali e degli allacciamenti alla rete ed il costo dei tecnomoduli che potrebbero essere acquistati in leasing o noleggiati a lungo termine. Per raggiungere l’obiettivo la società Proxima riceverà la licenza d’uso dal Politecnico e diverrà presto uno spin off.
Il Team e i partner
Il team di ricerca multidisciplinare è costituito dall’architetto Joseph di Pasquale, coordinatore del progetto, e dai professori Elena Mussinelli, Andrea Tartaglia del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito (DABC) e Gianpaolo Cugola del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB). Il primo prototipo è stato realizzato grazie al Programma di valorizzazione Boostech finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU con il supporto di partner come Siemens, Sanika, Gewiss, Valsir, Energa Engineering, JDP Architects, Crea e Progress.