Pedalare, e scoprire piccoli tesori nascosti della provincia italiana. La promozione della rigenerazione territoriale, unita alla mobilità sostenibile e al turismo lento, è alla base di un progetto che non poteva dunque chiamarsi altrimenti: Borghilenti. La sede è quella di Castelnuovo Bocca d’Adda, in provincia di Lodi ma a cavallo tra le vicine Cremona e Piacenza, e a ridosso del Po. Caratteristica, questa, che rende il piccolo paese una delle molte mete da svelare lungo il percorso della ciclovia VENTO: una dorsale cicloturistica lunga ben 700 chilometri, frutto di un’idea del DAStU, il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano – e in particolare del professor Paolo Pileri, responsabile scientifico del progetto Borghilenti – che andrà a collegare Venezia e Torino (passando da Milano) e il cui tracciato sarà, per oltre la metà, proprio lungo gli argini del fiume più grande d’Italia e dei suoi affluenti.
E il Comune di Castelnuovo Bocca d’Adda ospita il primo ostello solidale sul percorso fluviale per i ciclisti viandanti, all’interno di un edificio del centro storico, Casa Peroni, completamente ristrutturato e inaugurato il 30 maggio scorso all’apertura della seconda edizione del BorghilentiFestival.
Borghilenti è infatti un progetto complesso di rigenerazione territoriale in cui mobilità, slow tourism, cultura, riqualificazione urbana e inclusione sociale si intrecciano. Ce ne parla Federica Bianchi, ricercatrice del DAStU (e parte del Gravitylab, gruppo di ricerca in pianificazione eco-urbanistica coordinato da Paolo Pileri), dipartimento che ne segue lo sviluppo fin dagli esordi quando, nel 2022, la proposta presentata congiuntamente dal Comune e dal Dipartimento del Politecnico di Milano si aggiudicò il Bando Borghi del Ministero della Cultura – e quindi il finanziamento di 1,6 milioni di euro da NEXT Generation EU-European Union nell’ambito del PNRR.


Qual è la genesi di Borghilenti?
Si lega al progetto TRASPONDE, sviluppato nel corso del 2021 e finanziato dall’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po per studiare forme di traghettamento fluviale tra le sponde. Come DAStU, oltre al lavoro di ricerca, abbiamo sperimentato un servizio di traghettamento che permette al turista, a piedi e in bicicletta, di attraversare un corso d’acqua anche in assenza di ponti, soprattutto ciclabili, che sulla ciclovia VENTO sono pochi – e realizzarne di nuovi è molto oneroso. E questo servizio sarebbe anche l’occasione per creare nuovi posti di lavoro, sia per chi lo gestisce, sia per chi cura gli spazi degli approdi – che ci immaginiamo poter diventare dei luoghi di aggregazione. Castelnuovo Bocca d’Adda è il primo posto in cui è stata fatta questa sperimentazione, con oltre 300 studenti delle superiori: qui il servizio di traghettamento è ancora più strategico, perché la ciclovia interessa entrambe le sponde del Po. L’iniziativa ebbe molto successo e il sindaco ci ha coinvolti nella presentazione per il Bando Borghi.
Come si configura l’attività di ricerca all’interno di un progetto come Borghilenti?
Un esito importantissimo è il fatto che qui si sta testando un modello che, un domani, potrà essere replicato. La sfida quindi è trovare quegli elementi che si possono astrarre, non vincolati a Castelnuovo, e che in futuro si potranno applicare a tutti i Comuni della ciclovia VENTO. Parallelamente, la nostra ricerca è finalizzata anche allo sviluppo delle azioni di progetto, affinché i temi fondanti vengano valorizzati ed emergano. Il progetto si concluderà nel 2026 e si compone di 12 azioni, strutturali e non strutturali: cerchiamo per ciascuna azione di fornire input per lo sviluppo e di trovare output esportabili. Le più corpose riguardano la riqualificazione di Casa Peroni, sia con interventi per l’adeguamento architettonico sia con l’allestimento degli interni, oltre a un più ampio intervento di riqualificazione dello spazio pubblico circostante in collaborazione con Piùlento, spin-off del Politecnico di Milano. Abbiamo sviluppato il progetto pensando, infatti, al Comune di Castelnuovo nella sua interezza: serviva una visione unitaria – anche per eventuali interventi futuri in armonia col resto – con l’elaborazione di un piano di tutela tipo-morfologica del centro storico, e regole semplici da seguire. Questo affinché i visitatori possano trovarsi davanti un’immagine coerente, di un luogo bello in cui stare. Inoltre abbiamo individuato itinerari per il tempo libero sia su breve che su lungo raggio, per gli abitanti e i visitatori esterni.


In qualità di DASTU, qual è il vostro ruolo all’interno del progetto?
Il Comune di Castelnuovo Bocca d’Adda è il capofila, ma il coordinamento scientifico è in capo a noi perché i soggetti sono molti e diversi, i tempi lunghi e le azioni sono tante: aspetti difficilmente gestibili in autonomia da un piccolo Comune. Come, per esempio, la formazione nei confronti dei cittadini e delle Amministrazioni – perché ci rivolgiamo anche ai Comuni limitrofi – innovando il concetto stesso di formazione. Non semplici lezioni frontali, ma anche passeggiate, escursioni in bicicletta e laboratori rivolti a tutta la cittadinanza, partendo fin dai bambini della scuola dell’infanzia e passando dalle associazioni e i commercianti: ne stiamo già raccogliendo i frutti. L’obiettivo è di mostrare a loro quello che non riescono a vedere del proprio Comune: molto spesso chi ci vive è affezionato, ma non si accorge delle potenzialità.
E quali sono i frutti raccolti?
L’anno scorso, quando ancora dovevamo organizzare la prima edizione di BorghilentiFestival come principale azione di comunicazione del progetto (la cui curatela artistica è in capo all’agenzia Glass Studio), a una prima riunione con associazioni e cittadini abbiamo riscontrato molta diffidenza, soprattutto tra i più giovani. Poi pian piano siamo andati di cesello: tra incontri, laboratori, riunioni (ci troviamo ogni mercoledì, tutte le settimane) le diffidenze si sono sciolte. Per esempio, in questo ci è stato di grande aiuto Egeon, un’artista che nell’ambito dei laboratori ha realizzato un murales a Castelnuovo, interfacciandosi molto coi giovani: la sua residency è stata un tassello fondamentale. E anche i più scettici si sono ricreduti: quest’anno i cittadini stessi hanno contribuito all’organizzazione del festival. Lo scorso anno non lo avremmo mai immaginato!


Il murales realizzato dall’artista Egeon a Castelnuovo Bocca d’Adda nel 2024 per il progetto Borghilenti
Casa Peroni, con la sua destinazione d’uso innovativa, è stata da poco inaugurata. Come è nata l’idea dell’ostello solidale?
Nasce dal progetto TWIN – Trekking, Working, Cycling for Inclusion, vincitore di un Polisocial Award nel 2019. Una sperimentazione che facemmo tra il 2021 e il 2022 al Passo della Cisa, crocevia tra diversi cammini molto frequentati, tra cui la Via Francigena: eppure, le strutture per il pernottamento sono sottodimensionate o mancano. Quindi abbiamo realizzato una capanna in modo sostenibile e solidale utilizzando il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, con una tecnica che permettesse di assemblarla in loco, ed è stata costruita interamente all’interno della Casa Circondariale di Monza con un progetto di falegnameria solidale. La gestione dell’ostello, rimasto attivo per due anni, è stata seguita attraverso una cooperativa di comunità da un ragazzo con fragilità, che ha poi trovato lavoro in campo turistico. L’intento era di replicare l’esperienza, in questo caso riqualificando un vecchio edificio. La gestione di Casa Peroni sarà affidata alla Cooperativa Amicizia di Codogno, impiegando sempre persone con diversi tipi di fragilità, che qui avranno modo di apprendere una professione e avviarsi all’autonomia. Il focus è puntare a un turismo di prossimità e lento, non dissipativo, che non consuma i territori ma anzi li valorizza. Si sta cercando infatti di appoggiarsi alle risorse locali, coinvolgere le poche attività del luogo anche per le attività dell’ostello (come fornire la prima colazione), affinché si crei una connessione. E, poi, mettersi in contatto con le altre realtà lungo VENTO, che offrono il medesimo servizio e creare delle sinergie. L’intento è superare l’isolamento, ricordarsi sempre di essere legati a questo importante filo, la ciclovia, che ha una grandissima potenzialità. Di altri di ostelli sul Po, attualmente, oltre a Casa Peroni ce n’è solo uno, quindi è un terreno assolutamente inesplorato ancora, che può portare grandi risultati in termini di sviluppo territoriale.


Come avete affrontato il progetto di ristrutturazione di Casa Peroni?
Il contributo della ricerca è stato essenziale: abbiamo accompagnato i progettisti nelle scelte, come il fatto che il piano terra dovesse essere messo in relazione con lo spazio pubblico antistante, di modo che fosse un unicum e per sottolineare il servizio pubblico che si sta realizzando attraverso l’ostello. Infatti al piano superiore ci sarà un’intera area adibita a zona comune non solo della struttura, ma che sarà dedicata a tenere attivo l’ostello anche durante tutto l’anno e non solo per la stagione turistica (da aprile-maggio fino a ottobre), per mantenere un forte contatto con la comunità.
Nell’utilizzo dei materiali, dei colori, le scelte sono state tutte condivise tra i progettisti, noi e l’Amministrazione. L’arredo è stato realizzato attraverso il recupero di vecchi mobili forniti dai cittadini di Castelnuovo, e affidati a una designer e ad artigiani locali per un restyling: una scelta fortemente sostenuta dal professor Pileri e da noi, non prevista inizialmente. È stata un’idea che ci è venuta in divenire, eravamo anche scettici al riguardo perché non pensavamo che avremmo riscosso un tale successo dalla call di raccolta dei materiali. I cittadini invece sono stati straordinari: hanno offerto di tutto e anche in eccesso rispetto a quello che serviva all’ostello. Abbiamo anche calcolato quanta CO2 si è risparmiata così! Ora questi mobili vecchi stanno prendendo un aspetto totalmente diverso, una nuova vita: grazie all’intuizione del professor Pileri, si è dimostrata una scelta vincente, e ha contribuito all’engagement della popolazione nel progetto.



Schizzi preparatori per l’allestimento degli interni dell’ostello solidale a Casa Peroni