Newsletter n. 10 – Design e ricerca

Studenti al lavoro in laboratorio

Mai come il mese di giugno quest’anno può essere considerato il “mese del Design”, soprattutto per chi abita a Milano. Una Design Week ancora più intensa e piena del solito, dove si è respirato allo stesso tempo il clima di un evento familiare a noi tutti e l’aria di un nuovo inizio.

È poi stato il momento dei Compassi D’Oro, che, come da tradizione, hanno premiato anche progetti e personalità politecniche: un Compasso d’Oro è andato alla pubblicazione “Designing in Dark Times”, con Virginia Tassinari nel ruolo di editor; un altro Compasso d’Oro alla carriera di Michele De Lucchi; per continuare con due menzioni d’onore e quattro targhe giovani.

In questo numero di Frontiere esploreremo le diverse e a volte sorprendenti maniere in cui il design italiano e il Politecnico di Milano intrecciano le loro strade.

Per parlarvi del presente, ripercorreremo innanzitutto il passato, le nostre radici. Vi spiegheremo infatti, nella nostra rubrica storica, come il design abbia affermato per la prima volta in Italia la sua specificità nelle aule e nei laboratori del nostro ateneo. Proseguiremo illustrandovi alcune interessanti tipologie di prodotti nati al Politecnico, basati su sensori, per il campo della salute e del benessere, in ambito sportivo, riabilitativo e diagnostico. Vi faremo visitare il Centro Ricerca Gianfranco Ferré, custodito dai nostri Archivi Storici.

Abbiamo poi incontrato Kjetil Trædal Thorsen, fondatore dello studio Snøhetta, che ci ha parlato dell’urgenza di proteggere i paesaggi più fragili. L’occasione è stata l’inaugurazione della mostra “Arctic Nordic Alpine”, che potete visitabile gratuitamente nell’atrio della nostra Scuola di Architettura fino al 27 luglio.

Vi segnaliamo inoltre l’ultimo podcast di Voci di Frontiere: Giuliano Noci, docente di Strategy & Marketing ci spiega cos’è il metaverso, a cosa “serve”, ma soprattutto a che punto siamo e dove andremo.


applicazione wearable su MW-TUTA
Applicazione wearable su MW-TUTA

La tecnologia al servizio della salute al laboratorio TEDH

Questo mese visitiamo il laboratorio di progettazione TEDH – Technology and Design for Healthcare, specializzato nell’ambito della salute e del benessere, che si divide tra Bovisa e Lecco. A guidarci sono state le ricercatrici più giovani del laboratorio: Maria Terraroli e Martina Scagnoli, che ci hanno raccontato come design, tecnologia e umano convergano nelle loro ricerche, dove l’individuo e le sue esigenze sono sempre al centro.

Ci hanno raccontato i progetti a cui stanno lavorando in questo momento. Bluebelly ha la funzione di tenere in contatto madri e donne incinte con ginecologi e ostetrici, attraverso un questionario di autovalutazione. Multimodal Wearable-TUTA è invece un sistema di dispositivi indossabili, che monitorano i parametri vitali e la correttezza degli esercizi fisici svolti durante un percorso riabilitativo di reinserimento lavorativo.


Voci di Frontiere – Alla scoperta del metaverso

Il metaverso: cosa è e a cosa “serve”, ma soprattutto a che punto siamo e dove andare. Ce ne parla Giuliano Noci, docente di Strategy & Marketing.


L’architetto del nord che tutela i paesaggi fragili

Il 7 giugno abbiamo inaugurato la mostra “Arctic Nordic Alpine”, sull’architettura contemporanea in paesaggi vulnerabili, che indaga l’impatto che le nuove creazioni potrebbero avere su ambienti climatici geografici estremi.

In questa occasione abbiamo incontrato Kjetil Trædal Thorsen, fondatore dello studio internazionale Snøhetta. Ci ha raccontato la sua formazione, come è nata l’idea di fondare lo studio, i progetti più importanti, la filosofia che guida la sua attività, la sua visione del futuro.

Nel parlare con noi ha rivelato una sincera preoccupazione per l’eredità che lasceremo alle generazioni future e per l’urgenza di proteggere i paesaggi più fragili. “La natura come cliente”, che è anche il titolo della conferenza che ha tenuto, riassume programmaticamente il modo di intendere il suo lavoro.


FOTONOTIZIA

Centro Ricerca Gianfranco Ferré

Gianfranco Ferré torna al Politecnico di Milano

Un grande fashion designer dei nostri tempi, ma anche un alumnus del Politecnico di Milano. Gianfranco Ferré ha meravigliato con le sue collezioni le passerelle più importanti con un approccio che spaziava dall’architettura alla moda in termini di geometrie e volumetrie.  Oggi, a quindici anni dalla sua scomparsa, la sua immensa eredità materiale e immateriale è tornata nel nostro ateneo.

Nato a inizio anno, il Centro Ricerca Gianfranco Ferré, Innovazione Digitale per le Industrie Creative e Culturali custodisce e studia il grande archivio della Fondazione Ferré, riconosciuto patrimonio di particolare interesse culturale da parte del Ministero della Cultura.

Vi portiamo a visitare il centro, ora parte del sistema Archivi Storici del Politecnico di Milano.


La nascita del design al Polimi

È strano da credere, ma in una patria iconica del design mondiale come l’Italia, il primo corso di laurea in Disegno industriale fu creato solo nel 1993. E successe proprio al Politecnico di Milano. Tomás Maldonado e Alberto Seassaro sono i padri di quello che negli anni successivi guadagnò una totale indipendenza fino a diventare la Facoltà, e poi la Scuola del Design.

Riviviamo assieme quegli anni straordinari, permeati di energia, di sperimentazione, di inventiva, in cui vennero gettate le basi per quello che oggi è il Polimi Design System. Tempi in cui nei corridoi del Poli ci si poteva imbattere in docenti come Carlo de Carli, Achille Castiglioni, Marco Zanuso e Raffaella Crespi, oggi universalmente riconosciuti come i maestri del Made in Italy.


Alessandro Colombo con un piccolo utilizzatore della parete attrezzata con i sensori Q-Training

Sensori integrati nell’attrezzatura da arrampicata: dalle misurazioni sportive alla riabilitazione

Nel campo degli sport da arrampicata, piuttosto conservativi, la tecnologia non ha mai avuto un peso importante, nemmeno per le misurazioni delle prestazioni. La novità di Q-Training, l’invenzione di cui vi parliamo questo mese, è proprio quella di creare dispositivi integrabili nell’attrezzatura da climbing, per rilevare la distribuzione della forza nel tempo e nello spazio durante l’attività. I risultati delle rilevazioni vengono resi disponibili in tempo reale e memorizzate su un’app.

Abbiamo incontrato Alessandro Colombo, a capo del progetto, che ci ha spiegato il funzionamento e le applicazioni, che non si limitano all’ambito sportivo, ma anche a quello sociale, come la riabilitazione, particolarmente in pediatria.

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